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Legge elettorale, Ciampi non è convinto

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Mercoledì il voto finale ma c'è l'ipotesi di uno stop del Quirinale. Cossiga: «È sempre possibile»

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La riforma potrebbe ricevere uno stop nelle prossime settimane e resta in piedi l'ipotesi che venga respinta da Colle. Attualmente il nuovo sistema è in discussione al Senato e il voto finale dovrebbe arrivare mercoledì prossimo. E proprio mentre si avvicina l'ok definitivo, si sta moltiplicando il pressing sul presidente della Repubblica affinché non firmi la legge. Un pressing che muove i primi passi dal centrosinistra. Ma che ha coagulato anche costituzionalisti e comitati vari, tutti in larga parte riconducibili politicamente all'opposizione. Ma ci sono concrete possibilità che il proporzionale rimanga imbrigliato nelle maglie del Colle? E perché? «Personalmente non ho dubbi di costituzionalià, ma capisco chi ne ha», afferma l'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che proprio due settimane fa ha adombrato la possibilità di un rinvio. E Cossiga oggi ci tiene a sottolineare: «Essendo un avvocato posso dire che se venissi incaricato di difendere il testo e fare in modo che il provvedimento passi l'esame, non avrei difficoltà. Ma posso allo stesso tempo dire che se venissi incaricato di svolgere il lavoro contrario, ovvero di trovare eccezioni di costituzionalità, allo stesso modo non avrei alcuna difficoltà a trovarle». Insomma, Ciampi firmerà o no? Cossiga è lapidario: «Non rispondo. Un predecessore non può rispondere a domande preventive sull'opera del suo successore alla principale carica dello Stato». Dunque, il mistero resta. E si alimenta. Su che cosa Ciampi potrebbe dre di no. Un punto è quello relativo alle quote rosa, che sono state bocciate alla Camera. E hanno sollevato diverse proteste nel governo (Prestigiacomo e Fini), nell'opposizione e in vari comitati come quello per le leggi paritarie (Rita Capponi). A sollevare i dubbi è il fatto che la nuova legge non ha preferenze di lista, e dunque gli eletti - di fatto - vengono scelti dalle segreterie di partito, che hanno la facoltà, mettendo in alto o in basso nelle liste, di decidere quali candidati potranno andare in Parlamento e quali no. E questo punto potrebbe essere lesivo dell'articolo 51 della Costituzione, che recita: «Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini». Su questo aspetto, il vicepresidente del Consiglio, raggiunto mentre passeggia con la scorta in via del Corso a Roma ieri pomeriggio, tira dritto e fa «ciao, ciao» con la mano. Di questo argomento non si parla, è un piccolo tabù: è no comment. Un altro dubbio di costituzionalità è su un punto sollevato da Andrea Manzella, senatore Ds e molto vicino proprio a Ciampi. A suo giudizio la riforma elettorale della Cdl di fatto annulla il voto popolare del '93. E pertanto si dovrebbe poter ricorrere ad un referendum per capire come la pensano gli elettori, ma perché questo diventi possibile occorrerebbe inserire nel testo ora all'esame del Senato un emendamento che «l'opposizione sarebbe pronta a votare», come ha dichiarato tre giorni fa assieme a un gruppo di politici abbastanza in sintonia con il Colle come Franco Bassanini, Natale D'Amico, Giuseppe Guzzetta e Mario Segni. Tuttavia, il presidente della Repubblica non ha mai parlato nello specifico dell'attuale legge elettorale. Si è limitato al silenzio, un silenzio eloquente. Come quello di settembre quando, nel pieno dle dibattito politico sulla necessità di procedere alla riforma, indicò l'economia quale principale priorità per la politica. Un modo per sottintendere che a suo parere il ritorno al proporzionale non era urgente. In altre occasioni se n'è parlato nei colloqui privati con Berlusconi e lo stesso premier ha pubblicamente detto che i dubbi del Colle erano relativi solo ai tempi di approvazione, ma non sul merito del provvedimento. Tuttavia Ciampi, che di recente ha detto di voler finire il mandato con dignità, ha a sua disp

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