Torna il Psdi, e deve restituire i soldi
La buona ragione potrebbe essere la presenza del segretario della Quercia Piero Fassino al XXVI congresso del Partito Social Democratico Italiano. I Ds, infatti, hanno appena siglato un patto politico-elettorale con gli eredi di Giuseppe Saragat. Ma Fassino non c'è (per «problemi familiari» dice il suo sostituto l'onorevole Antonello Cabras) anche se la platea che riempie la sala congressi dello Sheraton Four Points Hotel non sembra particolarmente toccata dalla notizia. Al posto del segretario diessino la guest star della giornata diventa così Bobo Craxi che, fresco fresco di accordo con lo Sdi di Boselli, fa la sua prima apparizione pubblica da esponente del centrosinistra. Per lui bagno di folla e fotografie di rito con i delegati che partecipano al congresso («a proprie spese» viene eloquentemente sottolineato). Per il resto questa prima giornata del congresso del Psdi va via liscia tra l'inno d'Italia, l'Internazionale socialista (nella sua versione originale in lingua sovietica), un saluto «deferente e caloroso» a Papa Benedetto XVI, uno «affettuoso» a Carlo Azeglio Ciampi («strenuo difensore della Costituzione repubblicana») e una relazione fiume del segretario nazionale del partito l'onorevole Giorgio Carta. Una relazione che non manca di sottolineare come, dal 2004 ad oggi, il Psdi sia nuovamente diventato un «soggetto con un'identità ben definita, una linea politica saldamente ancorata a sinistra, con una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale». Una nuova primavera su cui, però, si affaccia minacciosa la nuvola dei debiti. Sì, perché nessuno lo sa (o meglio nessuno lo dice), ma l'Avvocatura Generale dello Stato ha avviato una procedura di accertamento per verificare se «siano ancora operativi pignoramenti e sequestri a carico dello storico Psdi». La vicenda risale alle scorse elezioni regionali. In quell'occasione il Partito social democratico si presentò, in un'unica lista con i Socialisti autonomisti e i Repubblicani europei, alle elezioni regionali in Puglia. Il risultato non fu di quelli memorabili (2,2%), ma la sola presenza bastò per inserire la lista all'interno del piano di ripartizione dei rimborsi per le spese elettorali. Qui arrivano i problemi. Il piano, infatti, viene esaminato dall'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati che non manca di sottolineare l'anomalia. Dopo aver preso in considerazione il rimborso spettante alla lista «Socialisti autonomisti - Psdi - Repubblicani europei», si legge nel resoconto della seduta, l'ufficio fa presente che «risultano notificate alla Camera procedure esecutive a carico di somme di spettanza dello storico Psdi». «L'Avvocatura della Camera - continua il resoconto - ha rilevato che nel caso di specie il simbolo e il nome utilizzati fanno dedurre una piena coincidenza fra l'attuale e lo storico Psdi». Per questo l'Avvocatura generale dello Stato ha subito avviato un accertamento. «In relazione all'esito negativo o positivo di tale accertamento - continua il resoconto - si procederà all'erogazione o all'accantonamento del rimborso». Insomma, l'esito non è ufficiale, ma sembra proprio che il Psdi, prima di ricevere rimborsi dallo Stato, sarà costretto a ripianare i propri debiti. Il passato, a volte, ritorna.