La Rai ha un piano: a casa 750 dipendenti

Rai azienda elefantiaca perché gravata da un organico eccessivo? Ecco il rimedio. Infatti è appena partito (l'ok è arrivato nell'ultima riunione del consiglio di amministrazione) il nuovo piano di incentivazione per i dipendenti (giornalisti, direttori, funzionari e operai) che potrebbe interessare circa 750 persone tra viale Mazzini, Saxa Rubra e sedi regionali. Da questo momento quindi tutti i dipendenti, che hanno tra i 58 e i 65 anni, interessati a lasciare la Rai per andare in pensione prima del tempo o per venir assunti in un'altra azienda, potranno chiedere incentivi e agevolazioni. Nel bilancio triennale infatti è già stata accantonata una somma di ben 16 milioni e mezzo di euro per «pagare» coloro che vorranno dire addio alla Rai prematuramente. La cifra massima stabilita è di 26 mensilità ciascuno, da aggiungere all'abituale buona uscita, ma a scalare. Nel senso che chi ha per esempio 63 anni (ed è quindi solo a due anni dalla pensione) riceverà meno rispetto a chi ha solo 58 anni. Una cifra, quella di 16 milioni e mezzo di euro, che non basterebbe mai a coprire gli incentivi per 750 persone, naturalmente. E il Cda ha deciso che qualora i soldi non fossero sufficienti a completare l'operazione triennale, è prevista la possibilità di accantonare un'altra somma al più presto. Ma per quale motivo la Rai ha deciso proprio adesso di varare questo «piano» di «sfoltimento» dell'organico, investendovi questa bella cifra? A chiederselo sono in molti nei corridoi del palazzo e la risposta del settimo piano (anche se non ufficiale) è già arrivata. Mentre a fine 2004 l'ex direttore generale Flavio Cattaneo ha scelto di versare al ministero del Tesoro, l'azionista della Rai, parte dell'attivo del bilancio aziendale, ora, a fine 2005, poteva ripresentarsi una situazione analoga. Il bilancio sarà in attivo anche se di poco e il Cda non vuole correre il rischio di dover versare i suoi soldi nelle casse di Tremonti. Così ha pensato di utilizzare internamente i soldi offrendoli ai propri dipendenti come incentivo. Un fatto che alla fine servirà a liberare l'azienda da eccessivi oneri contributivi, oltre a ringiovanirne i quadri. Una leva importantissima in mano al direttore del personale che da una parte ora ha qualcosa in più da proporre a chi magari è messo da parte da anni e se ne andrebbe volentieri e, dall'altra, costituisce un'opportunità per chi vuole voltare pagina e cambiare vita nel periodo della sua maturità professionale. La proposta potrebbe allettare soprattutto i dirigenti di seconda fascia disposti a fare il grande salto, portandosi dietro una bella sommetta. Mentre, per quanto riguarda i direttori di massimo livello, quei dirigenti al top della Rai, che hanno tra i 58 e i 65 anni, la direzione del personale esclude che siano disposti a mollare poltrona e potere anche se la cifra sarebbe consistente. Eppure si tratta di una decina di persone molto quotate professionalmente, come Agostino Saccà, Guido Paglia, Rubens Esposito, Giuseppe Cereda e Giovanni Minoli e non è detto che in presenza di un'altra offerta della concorrenza o della prospettiva di una consulenza d'oro, non decidano di usufruire anche loro dell'incentivo Rai. Il primo piano di riduzione del personale lo firmò in qualità di direttore delle Risorse Umane Pierluigi Celli. Poi nel triennio 95-97, durante la presidenza della Moratti, venne presentato un piano esattamente uguale a quello approvato l'altro giorno, che ridusse l'organico della Rai di circa 800 unità, portandolo da 11,250 unità a 10.450. Niente di strano quindi se anche stavolta direttori, funzionari, giornalisti e segretarie accetteranno una tale incentivazione che farà sentire la Rai «più leggera». Gianfranco Comanducci e il suo staff sperano che siano in tanti a chiedere questa «chiusura in bellezza».