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Ipotesi pareggio, Tremonti in campo

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Alla Camera in vantaggio l'Unione, al Senato potrebbe spuntarla la Cdl: avanza la Grosse Koalition

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Giulio Tremonti si muove con passo felpato tra il ministero di via XX Settembre e Palazzo Chigi, tiene in mano saldamente le redini della politica economica del governo, eppure è difficile ricondurlo a Forza Italia e tanto meno agli altri partiti della coalizione. E non perché sia un supertecnico dal momento che ha rivelato, da quando veste i panni di vicepremier, una caratura da politico. Ma per il semplice fatto che soprattutto ultimamente si è mantenuto super partes, fuori dalle liti della Cdl. Comunque vadano le elezioni, dicono all'interno di Forza Italia, che sia sconfitta rovinosa o pareggio con la sinistra (è questa l'ultima ipotesi che si fa con l'Unione in vantaggio ala Camera e la Cdl al Senato), l'unico del governo che ne uscirà illeso e rafforzato sarà Tremonti. Anzi a lui guardano in molti a via dell'Umiltà come colui che potrebbe costituire la terza via e muovere la regia di una Grosse Koalition. Ovvero, nel caso si andasse a un pareggio con la sinistra, Tremonti sarebbe un riferimento per quegli ambienti moderati centristi che sono rimasti legati al centrodestra anche se delusi dalle riforme. Ha solidi rapporti con il mondo della finanza e dell'industria e non solo in quanto presidente dell'Aspen Institute Italia: è un esponente del «partito del Corriere della Sera», e oggi conta. In questo scorcio di legislatura ha messo a segno una serie di risultati che sono stati ben apprezzati da ampi settori imprenditoriali e finanziari. A cominciare dal fatto di essere riuscito a convincere il riottoso commissario europeo Almunia che l'Italia può mantener fede agli impegni presi sul fronte del consolidamento del debito. E questo mentre l'Economist ha tracciato un quadro impietoso dell'Italia come Paese in declino e poco affidabile per gli investitori internazionali. La Confindustria ha apprezzato l'esito dell'incontro con Almunia come pure l'impianto della Finanziaria che risponde alle richieste di Bruxelles. Non è passata inosservata la strategia con cui Tremonti ha arginato il tradizionale assalto alla Finanziaria e ha domato le richieste al rialzo dei ministri. Tutti risultati che gli hanno procurato consensi tra gli imprenditori. Non è un caso che la Confindustria da un po' abbia smesso di lanciare bordate al governo. Chi, quindi. ipotizza un pareggio alle prossime elezioni già guarda tra le varie vie d'uscita a personaggi d'area ma con un'autorevolezza autonoma dagli schieramenti. E Tremonti è tra questi.

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