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Lazio, crescono gli interventi Nel 2004 il 5,9% in più

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I dati, contenuti nella Relazione sull'applicazione della legge sull'aborto presentata lo scorso 19 ottobre dal ministro della Salute Francesco Storace, non lasciano spazio a interpretazioni. Secondo i dati preliminari del 2004 il valore assoluto di aborti nel Lazio è passato da 15.335 a 16.238 (seconda Regione in Italia). Mentre il tasso di abortività (numero di aborti ogni 1000 donne tra i 15 e i 49 anni) e il rapporto di abortività (numero di aborti ogni 1000 nati vivi) sono aumentati rispettivamente del 4,7 e del 5%. L'analisi dei dati definitivi del 2003, invece, mette in evidenza alcuni importanti elementi. Anche nel Lazio, in maniera forse più marcata, a contribuire all'innalzamento delle statistiche sono soprattutto le donne straniere (31,1% degli interventi contro una media nazionale del 25,9%). In gran parte si tratta di donne provenienti dall'Europa dell'Est (2989 su un totale di 4730 immigrate che hanno praticato l'Ivg). Il fatto si tratti principalmente di donne nubili (50,6%) e occupate (49,9%) sembra confermare l'analisi secondo cui si tratterebbe di immigrate che si trovano nel nostro Paese per lavorare come badanti o baby sitter. Donne che, nella loro condizione economica, non sono sicuramente in grado di mantenere un figlio. Ma ci sono altri due dati che dovranno far riflettere le istituzioni. Innanzitutto il fatto che il Lazio è la terza Regione in Italia per numero di aborti da parte di minorenni. Nel 2003 si sono registrati 463 casi contro i 476 della Puglia e gli oltre 600 della Lombardia. Il secondo dato singolare riguarda l'attività dei consultori. Nel Lazio oltre il 50% delle certificazioni vengono rilasciate dai consultori (prima Regione in Italia). Purtroppo nel 2003 esistevano su tutto il territorio regionale solo 155 strutture pubbliche (nessuna privata) cioè 0,6 ogni 20.000 abitanti. Un dato inferiore alla media nazionale (0,8 ogni 20.000 abitanti) e all'obiettivo contenuto nella legge 34 del 1996 (uno ogni 20.000 abitanti). Il dato è particolarmente allarmante se si considera che sono soprattutto le donne straniere a ricorrere a questo tipo di servizio per poter interrompere la gravidanza.

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