Landolfi insiste: «Più qualità se mettiamo il bollino»
Getterà cioè le premesse per una vera tv di qualità». La pensa così il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi. «Ci voleva tutta l'autorevolezza del capo dello Stato - premette il ministro - perchè il tema della qualità della programmazione televisiva uscisse finalmente dal recinto riservato agli addetti ai lavori per diventare terreno di confronto politico e non solo politico». «La Rai è giusto che sappia stare sul mercato - dice landolfi - Il problema, semmai, è la scorciatoia verso l'audience», l'appiattimento sulla tv commerciale. «È qui che la Rai perde autorevolezza». Gaetano Malgieri, consigliere nel cda di Viale Mazzini, sottolinea che la concorrenza «non va inseguita a ogni costo». La Rai, «anche di fronte alle sfide sempre più incisive della televisione commerciale che si avvale di tecnologie all'avanguardia con maggiore dispendio di mezzi rispetto al servizio pubblico, deve ritrovare la sua identità superando i limiti della competizione o, comunque, non facendosi condizionare se non imprigionare da essi». Malgieri, ricorda le maggiori responsabilità del servizio pubblico rispetto alle altre emittenti e sottolinea che una programmazione che dia più spazio alla cultura, all'informazione e agli spettacoli di alto livello sarebbe gradita dal pubblico.«Come si sa - scrive Malgieri - con l'introduzione del digitale terrestre è stato previsto un canale culturale: non è stato adeguatamente valutato che i canali specialistici comportano il rischio che la pigrizia intellettuale induca lo spettatore a non avvicinarsi a generi diversi». Una fruizione passiva e non stimolante intellettualmente - sottolinea - darà scarsi risultati anche nell'interattività che ormai nel destino prossimo venturo della televisione». Sulla qualità, connessa allo sviluppo delle nuove tecnologie si giocherà il futuro della Rai come servizio pubblico aferma Malgieri e si dice convinto che «più cultura, più informazione, più spettacoli di alto livello non faranno precipitare la Rai in un abisso di disperazione. Penso, al contrario, che gli utenti siano affamati di tutto questo». Anche il senatore Michele Bonatesta, componente della direzione nazionale di An e membro della commissione di Vigilanza sulla Rai, condivide la proposta di inserire il bollino di qualità sui programmi. «Col bollino, in pratica, la tv di Stato sarebbe obbligata a rendere conto ai tele-contribuenti di come spende i loro soldi. Il rischio che va evitato, tuttavia, - aggiunge l'esponente di An - è che trasmettendo alcuni programmi col bollino di qualità, la Rai si senta a posto con la coscienza, legittimata a mandare in onda, senza bollino, qualunque trasmissione spazzatura. In altre parole, va scongiurato il pericolo che, introducendo il bollino di qualità, sia istituzionalizzata una concezione della Rai come tv commerciale che poi fa anche alcuni programmi da servizio pubblico». Bonatesta poi chiede che la tv pubblica «dica quali sono i costi di questa tv spazzatura. Quanto ci sono costati la Ventura e i suoi morti di fama de L'isola dei famosi, e quanto ci costano, ad esempio, programmi come La vita in diretta di Michele Cucuzza e Al posto tuo di Lorena Bianchetti. Oppure, anche per cominciare a parlare di moralizzazione dei guadagni, cosa che noi reclamiamo già da circa un mese, - conclude Bonatesta - occorrerà attendere che lo faccia Ciampi?»