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Nuovo attacco alla ex Cirielli: «È un obbrobrio»

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Il primo presidente della Cassazione Marvulli: «Si rischia la bancarotta della giustizia»

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Questo perché, una volta entrata a regime la norma che riguarda la prescrizione, «il 50% delle pendenze in Cassazione va in fumo». Sono dure le parole di Nicola Marvulli, primo presidente della Cassazione, che da Roma durante un convegno organizzato dall'Unione delle Camere penali, ha denunciato assieme a magistrati e avvocati gli effetti negativi che le nuove norme su prescrizione e recidiva produrranno. Un confronto durante il quale Marvulli ha anticipato anche che «la Cassazione potrà prendere iniziative sui limiti di applicazione delle norme» della ex Cirielli, in particolare «se l'esclusione dell'applicabilità ai procedimenti pendenti in Cassazione sia compatibile con l'articolo 3 della Costituzione», quello che stabilisce l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Secondo il presidente della Suprema Corte «questa legge aveva un padre e uno scopo: ora il padre è un ex, lo scopo è stato abbandonato. Se mi chiedete se questa legge sia utile, vi rispondo che come cittadino non l'ho capito, come magistrato ho capito che non serve alla giustizia». La legge, sostiene Marvulli, è stata «stravolta nel contenuto». Ma nel mirino del primo presidente della Cassazione ci sono anche le norme sui recidivi, ricordando che «normalmente i recidivi sono la "bassa forza della delinquenza" e raramente mi è capitato di incontrare un boss con un lungo certificato penale. Ma ora - ha lamentato - si è tolta al giudice la possibilità di graduare la pena: insomma abbiamo fatto un salto nel buio». L'attacco all'ex Cirielli non si ferma. «Non credo che a breve questo obbrobrio sarà cancellato dal legislatore. Me lo auguro, ma ho deboli speranze». «Certo - ha aggiunto il primo presidente della Cassazione - il lavoro dei magistrati diventerà più semplice», perché saremo «notai nell'applicazione della pena. Ma credo che a questo la società si ribellerà», ha aggiunto. Marvulli ha lamentato anche la mancanza di un confronto con gli addetti ai lavori sulla ex Cirielli. «Perché - ha chiesto ancora il primo presidente della Cassazione - non si ascolta la voce degli operatori del diritto prima di sedersi al tavolo della politica?». Marvulli ha auspicato quindi una «riflessione». Ma non solo sulla ex Cirielli: «anche sulla legittima difesa - ha avvertito - c'è un'aberrazione e poi c'è la proposta Pecorella (che prevede l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento) che stravolge il giudizio di Cassazione». Le parole di Marvulli, però, non sono destinate a cadere nel vuoto. Il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini, infatti, intervenendo alla Conferenza sulle droghe di Palermo, è stato categorico: «Avevamo colto anche noi e io personalmente ne ero cosciente che nell'ex Cirielli c'è una norma che punisce i recidivi e non menziona affatto che molti recidivi sono proprio ex tossicodipendenti, mentre nel ddl stralcio sulle droghe, a riprova che non è certamente una norma che porta in galera i tossicodipendenti, c'è la previsione di uscire dal carcere per seguire percorsi di recupero a richiesta. Modificheremo quindi l'ex Cirielli e la uniformeremo al testo della legge». Del resto, anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli era stato chiaro nei giorni scorsi: con questo provvedimento, aveva detto in sintesi, il rischio è che le carceri scoppino e i soldi per far fronte a questa emergenza non ci sono. Quindi l'allarme lanciato proprio alla Conferenza di Palermo: un detenuto su quattro in Italia, aveva avvertito Castelli, è tossicodipendente.

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