«Diamoci una calmata». La Cdl frena Casini
Le prime uscite dei due antagonisti hanno infastidito il Cavaliere, che comincia a temere. Teme che la competition iniziata all'interno del centrodestra finisca per travolgere la coalizione, non per aiutarla a prendere più voti. E - come ha confidato più volte ai suoi - ha paura che la battaglia interna si trasformi in una sorta di cannibalismo tra alleati. Il vertice di maggioranza di ieri è servito proprio a questo. A porre uno stop. Un freno. In particolare a Pier Ferdinando Casini, che pure non era presente all'incontro. Ma non è un caso che Berlusconi, appena terminanto il vertice, con Letta e Fini si sia recato proprio nell'ufficio del presidente della Camera a riferire l'esito dell'incontro. Insomma, a comunicargli che gli alleati sono d'accordo per evitare nuove spaccature. D'altro canto proprio Casini, galvanizzato dal ritorno al proporzionale, è partito lancia in resta in un assolo che a tratti è sembrato puntare a saccheggiare voti a Forza Italia più che ai centristi dell'altro schieramento. Prima ha accusato gli «illusionismi», con un'allussione che sapeva di attacco al premier. Poi ha schierato un suo candidato alla corsa di sindaco di Roma, solitario e senza concordare con gli alleati. E infine ha rimarcato la sua differenza proprio da Berlusconi. Tre passaggi che sono sembrati un po' eccessivi per il Cavaliere che sopratutto non vuole passare i prossimi cinque mesi di campagna elettorale a combattere anzitutto con i suoi alleati. «Deve essere chiaro che il nostro avversario è la sinistra», ha insistito nel corso del vertice Berlusconi. E ha attaccato subito dalla partita del sindaco di Roma: «Non è possibile che manteniamo due candidati (Alemanno di An e Baccini dell'Udc, ndr). A questo punto anche noi ne potremmo trovare uno di Forza Italia. Per esempio Guido Bertolaso. Ma sarebbe proprio assurdo andare al voto con tre pretendenti». E così, un po' paternalmente si è rivolto a Fini (leader della destra) e Cesa (segretario dei centristi): «Dovete trovare voi una soluzione, Baccini e Alemanno sono due candidati autorevoli, però così facciamo vedere che ci dividiamo, non è una cosa da fare». Ma una decisione non è stata presa, visto che sia Fini che Cesa hanno chiesto di rinviare la questione. Sempre a proposito delle candidature a sindaco è stata confermata quella di Letizia Moratti a Milano mentre per Napoli è spuntato il nome di Arcibaldo Miller, pm di punta delle inchieste su Tangentopoli. Sulla Finanziaria, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, preoccupato per l'opera di smontaggio in corso sulla «sua» Finanziaria, ha chiesto di limitare le azioni dei singoli parlamentari. Non solo, ma ha anche annunciato che sono inutili visto che lunedì presenterà una nuova bozza del maxiemendamento alla Manovra che sarà illustrato in Consiglio dei ministri martedì. E non sarà una semplice modifica, ma una vera e propria riscrittura della Finanziaria: sul maxiemendamento poi sarà posta anche la fiducia. Tremonti, parlando poi della riforma del risparmio, ha anche fatto la sua solita sparata contro la Banca d'Italia e le sue responsabilità. Ma poi, un po' a sorpresa, ha spiegato che «i rappporti con via Nazionale sono migliorati ultimamente». E di qui ha spiegato la modifica al mandato del governatore: sarà di cinque anni e anche rinnovabili. E non gli attuali sette, previsti nell'attuale testo. «Ambienti di Bankitalia ci hanno fatto sapere che non sarebbero contrari a questa modifica», ha detto Tremonti. E anche questa è stata una certa sorpresa: via XX settembre e via Nazionale hanno ripreso a comunicare. Per questo, agli altri partecipanti al vertice non è rimasto che accettare la richiesta di cambiamento annunciato da Tremonti.