IN ATTESA del vertice di maggioranza convocato per oggi, non si attenua la tensione nella Casa delle libertà.
Una situazione che il Cavaliere non intende drammatizzare pur non nascondendo, ai suoi parlamentari, un certo «rammarico» per la ridda di dichiarazioni di alcuni alleati, a partire da quelle del presidente della Camera. Il premier - che intanto prosegue nel suo lavoro diplomatico per allargare la coalizione (in serata ha avuto un lungo colloquio, insieme a Carlo Vizzini, con Alessandra Mussolini, poi ha visto Gianni De Michelis, oggi incontrerà Gianfranco Rotondi) - non interviene direttamente nel dibattito in attesa di scendere in campo personalmente, e a tempo pieno, a gennaio. Ma il ragionamento fatto in ambienti di Forza Italia, che sintetizza la posizione del presidente del Consiglio, non nasconde alcune perplessità sulle valutazioni fatte proprio da Casini in merito alla leadership: la nuova legge proporzionale è chiara, si rileva, e il candidato premier deve essere indicato dalle coalizioni a febbraio. E, ammesso e non concesso che l'Udc riesca a guadagnare anche 2 punti in più rispetto alle precedenti politiche, non potrebbe comunque pensare di esprimere una leadership senza essere «l'azionista di riferimento» della coalizione. In sostanza, nella Cdl sarebbe sbagliato pretendere una sorta di «golden share»: in termini politici ciò significa che l'Udc non può chiedere di avere più peso dei voti che conquista. Scontato dunque che a Palazzo Chigi, i vertici della maggioranza affrontino il tema dei rapporti interni alla coalizione. L'obiettivo - come sintetizzato da un esponente della Cdl - è evitare che da una «sana competizione» si passi ad una «rissa continua» che rischia di logorare il centrodestra fino alle elezioni di aprile. Probabile dunque che da Berlusconi parta un invito ad abbassare i toni. Un argomento, quello dei rapporti interni, che sta a cuore al presidente del Consiglio il quale ritiene «abbastanza normale» il desiderio di visibilità degli alleati in vista del voto. Ma il ragionamento sulla premiership basato esclusivamente sull'incremento del numero di voti di ciascun partito è «stucchevole», sottolineano alcuni esponenti di Forza Italia. Così come sono stucchevoli, si rimarca ancora, tutte quelle ipotesi che fanno riferimento all'election day. In sostanza, Berlusconi è intenzionato a far svolgere le politiche il 9 aprile. «Tutto il resto non esiste», si scandisce in ambienti azzurri. Ma intanto, nella coalizione la tensione resta alta. A dare fuoco alle polveri ci ha pensato il leghista Roberto Maroni che dalle colonne del Quotidiano Nazionale si è scagliato contro Marco Follini. «Per coerenza non dovrebbe presentarsi nelle liste della Cdl», ha tuonato il ministro del Carroccio.