La Sicilia frena il partito democratico

Pietro Folena di Rifondazione mette già una pietra tombale sull'asse Ds-Margherita e sull'Ulivo: «È il primo fallimento. Spero che la straordinaria affermazione di Rita Borsellino insegni qualcosa a chi, a Roma, insiste su improbabili partiti democratici di durata secolare che falliscono, alla prova dei fatti, già prima di nascere». L'ex sindaco Leoluca Orlando, Dl protagonista ultimamente di un violento «strappo» con Rutelli, invece accusa: «Rutelli ha una concezione vecchia della politica, non capisce che i partiti non bastano più e che le primarie sono e saranno l'unico sistema per rivitalizzarli». E poi sul suo mancato sostegno al rutelliano Latteri, sottolinea: «A differenza di Rita Borsellino, Latteri, mafia a parte, ha la stessa cultura politica di Cuffaro e del centrodestra». Anche il diessino Claudio Fava è duro con la Margherita: «La vittoria di Rita Borsellino è anche una sconfitta dei ragionieri della politica, fermi all'idea di una Sicilia ostaggio irrimediabile della mediazione e della moderazione». Insomma, la sinistra radicale ha avuto la meglio sui moderati del centrosinistra? La vittoria della Borsellino viene usata dagli oppositori dell'Ulivo (Ds-Dl) come una scure su Francesco Rutelli e Franco Marini, convinti sostenitori del rettore dell'Università di Catania che è rimasto gradito ad un terzo dell'elettorato e la sconfitta diventa simbolo di un'intesa impossibile tra Ds e Margherita, quando dalla teoria si passa alla pratica. In molti sottolineano infatti che dopo le dichiarazioni e i proclami di identità di vedute tra Fassino e Rutelli, in realtà sulle scelte vere poi è difficile incontrarsi. E se Prodi e Fassino sono ottimisti e parlano con soddisfazione della partecipazione come primo risultato importante, affermando che ora «tutti lavoreremo» per sostenere Rita Borsellino, non tutti la pensano così. L'unità della coalizione è al centro anche del commento di Francesco Rutelli, che si complimenta con la vincitrice, e le fa gli auguri per la battaglia che «accomunerà tutto il centro sinistra», rivendicando però «l'atteggiamento costruttivo, elegante ed unitario» di Latteri, quasi a sottolineare che l'insistenza del partito su questa candidatura ha trova un riscontro che ora non dovrebbe essere ignorato. Arrabbiato è Sergio D'Antoni, secondo il quale è «tutta la sinistra ad aver sbagliato». L'ex sindacalista denuncia la mancata applicazione «del modello seguito da Prodi: «Tutti i partiti dovevano scegliere un candidato e poi chiederne al popolo la legittimazione, per saldare una congiunzione fra partiti e gente». Difende il risultato comunque positivo e respinge al mittente le critiche di Orlando Renzo Lusetti, braccio destro di Rutelli. «Orlando ha perso le elezioni, come fa a criticare gli altri? Noi schiacciati dai Ds? Ma se i Ds in Sicilia hanno il 4%!». Per Lusetti inoltre i diessini «dopo quanto accaduto in Sicilia si sono resi conto che non dovranno più muoversi, prima di non essersi accordati con noi». Insomma, «a Napoli quanto accaduto in Sicilia non accadrà: lì saremo uniti». Come si potrà tradurre questa unità, è difficile dirlo. Per ora c'è il no del Prc, al ticket Borsellino-Latteri. Quello che è certo è che, mentre la Margherita si consola con la percentuale del suo candidato, tutti gli altri, possono cantare vittoria. Per Fausto Bertinotti, si intravede una «nuova possibile primavera» per la Sicilia. Una candidata la Borsellino che, sottolinea Oliviero Diliberto, per il Pdci, rappresenta la volontà di battersi «per la legalità ed il rispetto delle istituzioni». L'impegno per la legalità è sottolineato anche da Antonio Di Pietro, per l'Italia dei valori, e da Alfonso Pecoraro Scanio, il presidente dei Verdi che parla di «schiaffo alla mafia». Giu.Cer.