«I centristi lavorano per la sconfitta»
Ieri la storia, almeno per un momento, si è ripetuta. Tutto è ruotato attorno alla proposta, lanciata dalla direzione del partito centrista, di proporre l'election day (l'accorpamento di elezioni amministrative e politiche) al prossimo vertice della Cdl. «Non sta né in cielo né in terra» è stata la gelida replica arrivata da Forza Italia, attraverso il coordinatore Sandro Bondi. Una risposta ribadita con forza anche dal vicecoordinatore del partito Fabrizio Cicchitto («Una proposta non condivisibile»). Ma gli azzurri hanno parole nette anche rispetto alla proposta, avanzata domenica dal Presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, che sia il partito più votato a scegliere il candidato premier. Un'ipotesi che definiscono «lunare». La Lega, dal canto suo, fa quadrato attorno al Presidente del Consiglio e con Roberto Maroni, si limita ad una previsione matematica. «Se Fini e Casini - spiega il ministro leghista - prendono più voti di Berlusconi, vuol dire che Forza Italia scende sotto il dieci per cento e cioè che si perde». Quella di Casini è perciò «l'ipotesi della sconfitta della Cdl». Mentre il Carroccio preferisce puntare su un nuovo accordo con Berlusconi. Ma sulla vicenda la Cdl si spacca in due tronconi. Perché Alleanza Nazionale non ha nulla da ridire sulle parole di Casini. Anzi le sottoscrive. «Saranno gli elettori - afferma il portavoce del partito Andrea Ronchi - a scegliere chi dovrà governare: ovviamente, chi prenderà più voti». Intanto, contro l'election day si schiera anche un futuro, possibile, alleato della Cdl: il segretario della Democrazia Cristiana Gianfranco Rotondi. «L'election day - secondo Rotondi - è il suicidio di massa della Cdl: la Democrazia Cristiana risponde buona notte e buona fortuna». A sorpresa (ma neanche troppo) la proposta raccoglie consensi a sinistra dove il capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante afferma: «Finalmente nella stessa maggioranza di governo qualcuno si accorge che il problema posto da tempo dal centrosinistra di unire le elezioni politiche al voto amministrativo risponde a una necessità per il paese». Secondo Violante «Si farebbero risparmiare circa 140 milioni di euro al paese, si eviterebbe di spezzare più volte l'anno scolastico e, soprattutto, si consentirebbe agli elettori di pronunciare il loro giudizio confrontando modelli di governo alternativi tra loro ad ogni livello».