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Prodi riunisce i suoi Dominano le polemiche

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Dopo le polemiche degli altri giorni e i probabili forfait di Di Pietro e Mastella, oggi si apre vicino Perugia il seminario dell'Unione sul programma. Dovrebbero esserci tutti, da Prodi a Fassino a Rutelli, ma il fronte anti-ulivo si allarga. In molti sembrano voler disertare e ieri Castagnetti della Margherita ha polemizzato con Boselli che l'altro giorno ha dato i suoi diktat sulle prorità. «Se Boselli ha delle proposte nuove relative ai temi eticamente sensibili partecipi al seminario programmatico di Perugia ed accetti di sottoporle a una valutazione collegiale. Cosi si sta insieme in coalizione, senza pregiudizi e diktat. Questi sono temi su cui si deve cercare fin dove è possibile la convergenza. Dove non è possibile si dovrà rispettare la libertà di coscienza», sottolinea Castagnetti rispondendo alle proposte per il programma avanzate da Emma Bonino ed Enrico Boselli che si basa su tre punti: testamento biologico, Pacs e 194. «Non è questo il modo di discutere. Non è che noi della Margherita diciamo che se non passa la proposta sul cuneo fiscale andiamo con Berlusconi. E poi non sono queste le priorità del Paese: difesa della Costituzione, competitività del sistema industriale, redistribuzione del reddito... Solo chi è fermo agli anni 70 pensa che i diritti civili siano oggi la cosa più importante per i cittadini. Il referendum sulla fecondazione dovrebbe aver insegnato qualcosa. Se continuiamo a dilaniarci trasmettendo l'idea che i problemi sono questi, dimostreremo di essere divorziati dalla realtà del Paese», conclude Castagnetti. Polemico anche Mastella che non condivide «i facili trionfalismi degli altri leader del centrosinistra pronti a sostenere che le elezioni siano già vinte. In alcuni momenti mi sembra di vedere la gioiosa macchina da guerra di Occhetto che poi si fermò». Un'altra leader molto arrabbiata di come stanno andando le cose è Luciana Sbarbati. Per lei «il Partito Democratico non è un operazione cosmetica, non può divenire un operazione di marketing politico o una manovra dei vertici dei partiti». Per farlo fallire secondo lei infatti basta «ridurre tutto a personalismi, anteporre la cultura dell egoismo di parte a quella dell interesse collettivo del paese, trasformare ogni decisione in regolamento di conti fra parti faziose, infarcire la discussione di disastrose polemiche formali». A San Martino ci sarà, ma sicuramente batterà i pugni sul tavolo. «Il Partito Democratico non potrà essere guidato da un leader onnivoro o peggio con istinto da padrone, ma da uno o più leader autorevoli e rispettati, che trovino la sintesi di programma e di proposizione politica», ha sottolineato ieri ad un convegno sul partito democratico. «In sintesi -ha detto Sbarbati- il PD non potrà che essere, dal punto di vista della leadership e dell'organizzazione interna, che un partito moderno, che ha nel suo patrimonio la memoria storica. Il PD dovrà farsi carico di questo compito che è di coesione nazionale basata sui valori repubblicani, la Costituzione e la consapevolezza del passato comune».

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