Il Papa: «La libertà religiosa è minacciata»
E il Papa, ieri mattina, durante l'Angelus domenicale, ancora una volta ha voluto ricordare un documento uscito dai lavori del Concilio. Ieri è stata la volta della dichiarazione chiamata «Dignitatis Humanae», un testo concernente la questione della libertà religiosa, e cioè il diritto delle persone e delle comunità a poter ricercare la verità e a professare liberamente la propria fede. Per Benedetto XVI oggi, nel mondo, vi sono Paesi in cui non è possibile professare liberamente la fede in cui si crede, vi sono situazioni in cui la libertà religiosa non è adeguatamente assicurata. In alcuni casi «essa - sono parole di del Papa - è negata per motivi religiosi o ideologici». Altre volte, «pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturale dell'agnosticismo e del relativismo». È stato un appello, quello del Papa di ieri, che implicitamente ha avuto come destinatari diverse situazioni. Innanzitutto il Pontefice ha denunciato la mancanza di libertà religiosa in quei Paesi dove il potere politico non permette alcuna libera espressione di nessun credo religioso. Benedetto XVI non ha parlato della Cina, del Vietnam o di altre dittature marxiste ad oggi ancora vive e vegete ma i «motivi ideologici», che per il Papa reprimono in diverse parti del mondo quelle persone che desiderano vivere una qualche appartenenza religiosa, non possono che essere riferiti a quel tipo di Paesi. La seconda denuncia di Benedetto XVI ha riguardato - anche qui senza alcun riferimento diretto - quei Paesi in cui il potere politico coincide con quello religioso. Il Papa ha parlato di «motivi religiosi» che ostacolano l'appartenenza a comunità di fede. Esistono diversi Paesi in cui il potere temporale coincide con quello religioso ed è soprattutto qui che le minoranze religiose sono, se non perseguitate, almeno ostacolate. Capita in diversi Stati guidata da leader religiosi islamici, ma certamente il problema non riguarda soltanto loro. La terza denuncia, anch'essa importante, riguarda le democrazie occidentali ovvero, come ha detto ieri Benedetto XVI, quei Paesi in cui nonostante le costituzioni «sulla carta» garantiscano la possibilità di esprimere e professare liberamente ciò in cui si crede, spesso è chi governa che non permette l'applicazione di questi diritti, o, addirittura, è la cultura dominante che, essendo dichiaratamente contro la possibilità che la fede, qualsiasi fede, determini la vita degli uomini, di fatto crea una situazione di oppressione nei confronti di chi, da questa fede, intende farsi guidare. Per Benedetto XVI si tratta di un problema particolarmente grave. La possibilità, infatti, di seguire liberamente il Dio in cui si crede, «deriva dalla singolare dignità dell'uomo che, fra tutte le creature di questa terra, è l'unica in grado di stabilire una relazione libera e consapevole con il suo Creatore». Il testo citato da Ratzinger, la «Dignitatis Humanae», recita che «a motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto persone dotate di ragione e di libera volontà, sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione». La libertà religiosa, insomma, deve essere garantita «sia ai singoli che alle comunità, nel rispetto delle legittime esigenze dell'ordine pubblico». Mai come in questi ultimi mesi la Chiesa ha rivendicato dalla voce del Papa e, in Italia, da quella dei vescovi italiani, il diritto ad esprimere liberamente i propri convincimenti. È successo durante il referendum di giugno abrogativo della legge sulla fecondazione assistita. È successo e sta succedendo anche ultimamente sulle tante tematiche calde relative alla sfera della «difesa della vita» con tutte le implicazioni pratiche che esse comportano: matrimonio, famiglia, aborto, eutanasia. E anche ieri, nei saluti in lingua francese pr