Dalle dismissioni e dai risparmi sulla spesa di gestione si stima di ricavare 25 miliardi
Il piano sulla casa da slogan elettorale di Forza Italia è diventato un progetto vero e proprio. Messo nero su bianco, è ora un emendamento alla Finanziaria. L'annuncio di tre settimane fa di Berlusconi («Un tetto alle famiglie disagiate», 11 novembre) tra le critiche dell'opposizione, è diventato un dossier pronto per essere approvato dal Parlamento. Il progetto è stato affidato al consigliere economico di Palazzo Chigi Renato Brunetta che nel giro di pochi giorni lo ha messo a punto in tutti i particolari. Due sono i pilastri: una poderosa operazione di vendita del patrimonio immobiliare degli ex Iacp da attuare con una procedura agevolata e quindi molto veloce; e la conseguente creazione di un Fondo speciale per dare un contributo determinante, affinchè escano dalle condizioni di disagio, a 600.000 giovani coppie, 250.000 giovani in mobilità territoriale per motivi di studio o di lavoro, 200.000 coppie separate, 370.000 anziani con oltre 65 anni di età, 220.000 immigrati con regolare permesso di soggiorno e 300.000 famiglie che vivono in condizioni di povertà. Inoltre ci saranno interventi di manutenzione straordinaria degli edifici e la riqualificazione delle periferie urbane che interesseranno 1.300.000 famiglie che vivono in contesti degradati. Brunetta parla di operazione «shock» per ridurre «in un periodo breve le tensioni abitative reali e potenziali». La maggior parte delle risorse (il 25%) andrà alle famiglie che vivono in contesti degradati, poi le giovani coppie (avranno il 23% dei fondi), quindi gli anziani (il 15,5%) e seguono gli immigrati (10,5%), le altre aree di disagio (9,8%), i giovani in spostamento sul territorio (8,7%) e infine le coppie separate (7,5%). La situazione del patrimonio pubblico è questa: le Regioni detengono attraverso gli ex Iacp circa 800.000 abitazioni che, si legge nella relazione che accompagna il progetto del piano casa, rendono molto poco dal punto di vista sociale e economico. Questo patrimonio quindi «può rappresentare la leva sulla quale agire per attuare in cinque anni lo shock che consenta l'uscita dall'emergenza e l'avvio di strumenti a regime per le famiglie in difficoltà abitativa». Con la vendita di questi immobili e con i risparmi sulla spesa per la loro gestione, si calcola che si potrebbero ricavare 25 miliardi di euro. Questo flusso di denaro verrebbe gestito attraverso un Fondo speciale per la casa che agisce attraverso mutui agevolati (per 5,2 miliardi), contributo all'affitto (per 5 miliardi), costruzione in cooperativa (per 4 miliardi), fondo immobiliare sociale, incentivi alla manutenzione straordinaria (per 1,1 miliardi) e piani di riqualificazione delle periferie (per 6,3 miliardi). Nella relazione si precisa che si tratta di un intervento straordinario a base quinquennale che poggia su un intervento una tantum di alienazione. Nel tempo lungo comunque «sarà necessario impegnare risorse da destinare alle politiche per la casa». In sostanza viene indicato uno dei progetti per la prossima legislatura. In caso di vittoria, il centrosinistra avrà servito su un piatto d'argento un progetto per l'emergenza abitativa. Nel piano si calcola che la creazione di 1,3 milioni di nuovi proprietari garantirà un flusso di entrata e una contestuale riduzione delle spese correnti per circa 4,5-5 miliardi di euro l'anno.