Cdl, è guerra anche sul voto dei cattolici
Sono trasecolato. È una domanda lunare e non mi sembra possibile che in un giornale serio come il Corriere della sera ci possa essere essere una domanda così lunare». Era cominciata così la giornata del presidente della Camera Pierferdinando Casini. Una giornata speciale perché segnata dai festeggiamenti per il suo cinquantesimo compleanno che, di questi tempi, sembrano essere l'età giusta per candidarsi alla guida del Paese (Veltroni-Rutelli docet). Una giornata iniziata buttando un po' di acqua sui rumors che, sempre più insistentemente, lo accreditano come la mente di un ambizioso progetto: costituire un partito dei cattolici, praticamente una nuova Dc. Una giornata conclusa tra gli applausi del Movimento Cristiano Lavoratori dove, guarda caso, Casini è tornato a parlare di politica e cattolici. Ma semplicemente per chiarire che lui un nuovo partito dei cristiani non lo farà. Non perché non sia nelle sue mire, ma perchè c'è già: è l'Udc di cui lui è nuovamente unico e principale azionista. Quella pronunciata durante il congresso del Mcl, infatti, è una vera e propria chiamata alle armi. «I cattolici - ha detto Casini - si impegnino a sfatare pregiudizi e leggende, anche quelle contro di noi». Nella mente del Presidente della Camera ci sono soprattutto i rapporti tra cattolici e politica. «È finito il collateralismo - ha continuato - ma in termini di corresponsabilità siete chiamati anche voi a dare una mano a noi politici avendo il coraggio, dice, anche di sporcarsi le mani nella politica». A scanso di equivoci, però, Casini ha sottolineato che «Nessuno può avere la pretesa di rappresentare la Chiesa in politica. Chi lo pensasse - ha detto - sarebbe un cattivo cattolico-cristiano ed un cattivo politico». Per Casini è assolutamente insopportabile il doppiopesismo «che si verifica quanto si giudicano positivamente eventi come la marcia di Assisi e alcune prese di posizione dei vescovi sulla devolution. E invece vengono considerate pericolose ingerenze quelle dei vescovi quando parlano di diritto alla vita e di fecondazione. Noi - ha incalzato Casini - proprio perché siamo i cultori della laicità dello Stato ci opponiamo a un concetto di libertà che viene declinata a senso unico». In conclusione Casini è anche tornato a parlare del tema della società multietnica ricordando che è necessario «Coltivare il bisogno delle proprie identità e delle tradizioni dell'Europa che affonda le proprie basi proprio nelle radici cristiane. Se vogliamo il dialogo con gli altri dobbiamo sapere con chiarezza chi siamo se no si rischia il cedimento culturale alle ragioni altrui». Insomma nella partita a «tre punte» giocata dalla Casa delle Libertà nelle prossime elezioni politiche, la campagna elettorale è definitivamente partita. Il bottino più ghiotto, ovviamente, restano i voti dei cattolici, voti a cui Pierferdinando Casini non sembra assolutamente disposto a rinunciare. Dopotutto il Presidente della Camera sembra essere la prima scelta delle gerarchie vaticane ed è per questo che, forte di questa investitura ha lanciato la sua offensiva. Anche se da Forza Italia arriva un primo stop. Per Francesco Giro, responsabile del partito per i rapporti con il mondo cattolico «In Italia dopo la scomparsa della DC si ripropone con forza la necessità di dare ai cattolici una nuova casa comune; questa è una sfida che Casini ha giustamente e ovviamente accettato di affrontare ma anche noi di Forza Italia non vogliamo sottrarci al progetto di accogliere tra le nostre fila, donne e uomini del mondo cattolico».