«Mio padre Craxi, il primo sdoganatore della destra»

È soltanto una questione di feeling, se lui è il «figlioccio» di Pinuccio Tatarella e lei, Stefania, la figlia di Bettino Craxi. Questione di feeling. E di politica. Perché i due giovani, lui di An e lei ancora non si sa, di certo socialista, sono l'ultimo anello generazionale di un feeling lungo vent'anni. Quello che fu tra Bettino Craxi e la destra di Giorgio Almirante. Proprio alla luce di questo antico e leale rapporto tra i due leader, oggi An e i socialisti riformisti si cercano, non si trovano, domani chi sa, forse staranno assieme in un prossimo futuro. Socialismo tricolore si chiamava la strizzata d'occhio tra i due schieramenti. «Socialismo tricolore» è il viaggio sul filo della memoria nella sala capitolare della biblioteca del Senato a Roma in piazza della Minerva. «Nel 1983, incaricato di formare il governo, Craxi fu il primo presidente del Consiglio italiano ad aprire le consultazioni anche al Msi - rivendica la figlia dello statista socialista nel suo intervento alla tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Tatarella e dalla Fondazione Bettino Craxi - E ricevette Almirante». Quelli con i capelli bianchi, che ne hanno visto di governi sciogliersi e costituirsi, ricordano più di un incontro tra i due e l'arrivo del leader del Msi nello studio di Craxi a palazzo Chigi attraverso un ingresso secondario, perché, come dice la stessa Craxi, i due si vedevano e si parlavano «fra lo scandalo di chi teneva a confondere la democrazia con l'antifascismo». È in questo episodio che Stefania Craxi segna l'inizio del processo di trasformazione del movimento sociale fino alla nascita di An. Anche se, per sua stessa ammissione «tra Craxi e Almirante c'erano ben pochi punti di contatto... Ma su due punti si capivano: entrambi erano due politici puri, senza nessun altro interesse che la politica, l'ambizione di far crescere il proprio partito; e poi l'amor di patria e la convinzione che fosse necessario dotarla di istituzioni forti, da qui le battaglie per la grande riforma istituzionale della repubblica presidenziale». In Stefania Craxi allora era lontana la «voglia» di far politica e i suoi ricordi erano mitigati dall'adolescente età, non ha retroscena da svelare, ma di certo può dire che «nell'incontro Craxi-Almirante non furono presi impegni né accordi segreti. Ma è da lì che il Msi prese le mosse per la lunga traversata fino al governo della Repubblica», perché «tanto è stato duro, traumatico il cambiamento imposto da Craxi, tanto è stato morbido il processo seguito dal Msi, oggi An». Grazie anche al «metodo di Tatarella di guardare le situazioni con gli occhi dell'oggettività... Questo avvicina molto Tatarella a Craxi». Pienamente d'accordo Italo Bocchino, presidente dell'associazione che porta il nome del politico pugliese. Se Bocchino si spinge a dire - in realtà quello di ieri non è stato il primo tentativo di «adescamento» - che la «destra è pronta a raccogliere il voto dei socialisti craxiani», è perché in fondo «le politiche dell'ex leader del Psi non sono così distanti da quelle portate avanti dalla destra» e «i punti di convergenza non sono mai mancati: dal concetto di nazione alle riforme istituzionali». Punti che secondo Bocchino - «uniscono, seguendo l'insegnamento di Tatarella». Il viaggio nella memoria dei rapporti tra Craxi e la Destra che fu registra anche la commozione di Gennaro Malgieri, ex direttore del Secolo d'Italia e attuale consigliere d'amministrazione della Rai e direttore dell'Indipendente che definisce l'ex leader socialista «il migliore interlocutore per i Paesi del Mediterraneo», «tanto da essere sepolto in uno di questi» e costretto a guardare la sua patria dall'altra parte del Mediterraneo. A Craxi e Almirante, Malgieri dà atto di «essersi incontrati per cercare le coordinate di un grande progetto di riforme istituzionali», ma soprattutto «per ricomporre quella frattura che vide l'Italia spaccarsi su fronti contrapposti». «Da Pisacane a Battisti pas