Il «buonismo» di Bersani delude i liberal
Mussi: «Uno sforzo nella giusta direzione». Quartiani: «Serve più riformismo»
Così, con uno sforzo di sintesi non indifferente, Bersani ha prima spiegato qual è l'Italia che la Quercia ha in mente e poi qual è il nocciolo delle proposte che verranno portate ai tavoli dell'Unione in vista del programma di governo del centrosinistra. Gli slogan riassuntivi ricordano tanto quelli lanciati da Berlusconi nel 2001: più politiche pubbliche e più mercato, politica concertata con le forze sociali sui redditi e sulla produttività, conoscenza e ancora conoscenza, riduzione della precarietà, qualità del lavoro e welfare promozionale, politica industriale e rafforzamento delle imprese, ambiente ed efficienza energetica, opportunità e Mezzogiorno, città e casa, una democrazia migliore, più diritti e più sicurezza. Insomma, di tutto un po', tanto per non scontentare nessuno. Ma il responsabile per il programma dei Ds è andato oltre questi slogan programmatici ed ha esplicitato anche alcune proposte a cui la Quercia tiene in modo particolare. Elencarle appare un'impresa improba: si da un fisco più equo («che dà e non solo che prende») fino all'obbligo scolastico a 16 anni, dal divieto di lavorare fino a 18 anni al di fuori di contratti a finalità formativa fino al voto agli immigrati e a un piano per 5000 nuovi ricercatori. Il tutto passando per una riforma delle Rc auto; l'abolizione delle tariffe minime per i professionisti e l'avvio delle società professionali; l'impegno, a petrolio costante, di ridurre del 10% il costo dell'energia elettrica; la liberalizzazione della vendita dei medicinali da banco; il rilancio del cosiddetto 36% per le ristrutturazioni delle case esclusivamente finalizzato all'emergenza energetica e all'antisismica; la riforma dei poteri di Bankitalia; la condivisione degli archivi e delle banche dati delle amministrazioni con codici di accesso per gli operatori abilitati e conseguente eliminazione totale dei certificati. «Queste - ha osservato Bersani - sono un pacchetto di proposte e potrei continuare». Meglio di no, anche perché il responsabile programma dei Ds ha già incassato gli applausi di tutti. Da Ermete Realacci della Margherita a Massimo D'Alema fino a Fabio Mussi. Sì, proprio il capo del Correntone Ds ha avuto parole di lode per Bersani. «È uno sforzo nella direzione giusta» è stato il suo commento a caldo. «Rispetto a molte posizioni che ho visto esprimere ai massimi livelli in questi ultimi mesi - ha osservato Mussi - mi pare che nella relazione di Bersani ci siano affermazioni più nette su questioni strategiche che vanno dai temi della guerra a quelli del lavoro, dallo sviluppo sostenibile a quelli della laicità dello stato. È una buona piattaforma di discussione». E se la sinistra Ds applaude a Bersani i liberal della Quercia sono tutt'altro che soddisfatti. Dall'area che fa riferimento a Enrico Morando sono piovute perplessità e critiche sulla relazione introduttiva. Le parole di Bersani, infatti, sono state giudicate dal deputato liberal ds Erminio Quartiani, uno degli esponenti di maggior peso dell'area di Morando, «troppo unioniste». «Anche se contengono buoni spunti come ad esempio nella parte relativa alle liberalizzazioni - ha osservato Quartiani -, sembrano voler tener conto anche delle esigenze della sinistra radicale».