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«Scienza e vita» all'attacco Tornano i soldati di Ruini

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Una, due settimane al massimo, e i combattivi «soldatini di Ruini», dopo la sbornia della vittoria ottenuta in occasione dello scorso referendum di giugno che voleva abrogare la legge 40 sulla fecondazione assistita, torneranno sul campo di battaglia, per difendere, questa volta, la vita tutta intera. Li avevamo lasciati così, lo scorso giugno, con la dichiarazione trionfante che le consultazioni referendarie sulla procreazione assistita avevano segnato «la vittoria dei sostenitori del non voto come scelta consapevole e responsabile contro un referendum sbagliato, in difesa della vita, della salute della donna, dei diritti del concepito e a favore di una ricerca scientifica a misura d'uomo». «È stata soprattutto la vittoria del buonsenso e della consapevolezza, da parte dei cittadini, che la legge 40 è una buona legge che potrà essere ancora migliorata attraverso il Parlamento dopo un periodo di sperimentazione», avevano scritto in un comunicato rimasto per mesi appiccicato in bella mostra nella home page del loro web site ufficiale. «Un grazie di cuore - recita il comunicato - a quanti ci hanno sostenuto con l'augurio di poter riallacciare un dialogo aperto e costruttivo, anche con quanti, in questi mesi, si sono trovati su posizioni diverse dalle nostre». Dopo cinque mesi, dunque, il Comitato rinasce e lo fa, c'è da scommetterlo, sposando appieno le battaglie in difesa della vita che Ruini e i suoi vescovi portano avanti quotidianamente. Innanzitutto la difesa della vita dal suo concepimento fino alla morte. E qui, oltre al «no» all'eutanasia, ecco il «no» all'aborto ritenuto come un vero e proprio omicidio, il «no» alla pillola abortiva RU486, anch'essa una grave forma di aborto, ma anche un «si», quello all'applicazione della 194 laddove la legge stabilisce le norme per la tutela della maternità e riconosce la tutela della vita umana sin dal suo inizio. Una «puntuale applicazione» della 194, aveva spiegato qualche settimana fa Luisa Santolini, presidente del Forum della Associazioni Familiari e aderente fin dall'inizio al Comitato Scienza e Vita, «significa evitare aborti di feti che sono vivi e che poi si lasciano morire, salvare le vite umane che possono essere salvate, diffondere la cultura che si può portare avanti la gravidanza sino al termine e all'atto della nascita non riconoscere il neonato, che diventa così subito adottabile, evitando di gettarli nei cassonetti». Altra battaglia, riguarderà la necessità che, da qui alle prossime elezioni, destra e sinistra presentino politiche organiche a sostegno della natalità e della famiglia. Nessuno, probabilmente, può essere certo di prendere i voti delle milioni di persone che il Comitato rappresenta, senza programmi chiari ed efficaci di sostengo alla piccola ma importante cellula familiare. «In Italia - aveva denunciato sempre qualche settimana fa la Santolini - le politiche familiari sono inesistenti. Dalle istituzioni, sia a livello nazionale sia locale, non giunge nessuna risposta alle nostre sollecitazioni. La famiglia - aveva sottolineato - non è un fatto culturale, non è una questione ideologica, non è un'idea solo cattolica, è un problema sociale che riguarda tutti. Anzi non è un problema, bensì una risorsa e quando si investono soldi sulle famiglie bisogna metterli alla voce investimenti e non a quella dei costi». P.L.R.

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