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La Cei: scoraggiate i matrimoni tra cattolici e musulmani

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Camillo Ruini: «Le implicanze esistenziali ed ecclesiali di questa problematica suggeriscono prudenza e fermezza e richiedono una riaffermata consapevolezza dell'identità cristiana e della visione cattolica sul matrimonio e la famiglia, anche in ragione delle conseguenze che ne derivano sul piano religioso, sociale e del dialogo interreligioso». È quanto si legge nella introduzione curata dallo stesso card. Ruini della nota «I matrimoni tra cattolici e musulmani in Italia. Indicazioni della presidenza della conferenza episcopale italiana», presentata al convegno nazionale Cei dei delegati diocesani per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso e resa nota dal Sir. La nota - pubblicata a maggio dalla Cei e redatta da un gruppo interdisciplinare di esperti - è suddivisa in quattro parti nella quali si approfondiscono il contesto pastorale, la visione cristiana del matrimonio, l'itinerario di verifica e di preparazione, la celebrazione del matrimonio e l'accompagnamento familiare. A queste parti si aggiungono quattro appendici sulla natura dell'impedimento di «disparitas cultus», sulla «shahada» (la professione di fede musulmana) e su alcuni elementi di conoscenza del matrimonio nell'Islam. «Le coppie miste di cattolici e musulmani che intendono formare una famiglia, alle difficoltà che incontra una qualsiasi altra coppia, devono aggiungere quelle connesse con le profonde diversità culturali e religiose». Si apre con questo avvertimento la nota della Cei. «L'esperienza - si legge nel testo - mostra come sia rilevante, per esempio, la scelta del luogo di residenza della futura coppia e la fondata previsione di restarvi nel futuro: lo stabilirsi in Italia, o comunque in Occidente, offre al vincolo matrimoniale (e alla parte cattolica in particolare) maggiori garanzie, che invece nella maggior parte dei casi vengono meno quando la coppia si trasferisce in un Paese islamico». «L'esperienza maturata negli anni recenti - afferma la nota della Cei - induce in linea generale a sconsigliare o comunque a non incoraggiare questi matrimoni». La nota elenca tutta una serie di difficoltà: la «fragilità intrinseca di tali unioni, i delicati problemi concernenti l'esercizio adulto e responsabile della propria fede cattolica da parte del coniuge battezzato e l'educazione religiosa dei figli, nonchè la diversa concezione dell'istituto matrimoniale, dei diritti e doveri reciproci dei coniugi, della patria potestà e degli aspetti patrimoniali ed ereditari, la differente visione del ruolo della donna, le interferenze dell'ambiente familiare d'origine».

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