Alta onorificenza al leader di An dopo le ultime uscite contro la Chiesa
Ma quanto compiuto ieri è una stretta di mano, un segno di pace. Un atto iniziale verso una distensione tra la Chiesa e il leader di Alleanza nazionale. Ieri a mezzogiorno, infatti, il ministro degli Esteri ha ricevuto il Nunzio Apostolico, monsignor Paolo Romeo, che gli ha consegnato la Gran Croce dell'Ordine Piano. Dalla Farnesina fanno sapere che si tratta della più alta onorificenza che la Santa Sede possa concedere ai laici. In realtà non è proprio così: si tratta, più precisamente, della più alta onoreficenza che si possa consegnare a un ministro. In effetti, la più alta in assoluto è quella dell'Ordine Supremo del Cristo, che si può dare a un capo di Stato cattolico. È superiore a quella ricevuta da Fini anche l'onorificenza dell'Ordine della Milizia Aurata: pazienza per la Farnesina, devono essere state l'eccitazione e l'euforia per il grande evento a far un po' lievitare i titoli. Oltretevere, in verità, non viene data particolare importanza all'avvenimento. Mentre si sottolinea che al sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione è stata consegnata la Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno. In altre parole, per ministro e sottosegretario degli Esteri una onoreficenza riservata per consuetudine agli esponenti di governo dei Paesi visitati dal Pontefice. E in questo caso il riferimento è alla visita compiuta da Benedetto XVI al Quirinale il 24 giugno scorso. Tant'è vero che anche un predecessore di Fini, Renato Ruggiero, venne nominato Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Equestre di San Gregorio Magno. E un altro collega di Fini, il centrista Mario Baccini, è Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Pontificio di San Silvestro Papa. Il punto di svolta, casomai, è che a Fini è stato dato un titolo di merito: la Gran Croce dell'Ordine Piano proviene cioè direttamente dal Papa, per premiare le benemerenze acquisite per servizi resi alla Chiesa ed alle opere cattoliche. E dunque, Fini viene anzitutto riconosciuto come un leader politico cattolico: e dopo le ultime uscite, è già un passo in avanti. Come dire che la Chiesa ha notato il suo impegno. D'altro canto, che quello di ieri sia un segnale (ma nulla più) lo si intuisce anche dall'atteggiamento del Vaticano. Non ci sono commenti ufficiali e all'incontro non è stato riservato grande risalto. Quasi non si volesse sottolinearne eccessivamente il peso. O forse, non si voleva dare un peso politico. Che invece c'è. Fini ha conosciuto l'attuale papa Joseph Ratzinger diversi anni fa. I due si sono anche frequentati e ad un certo punto si è instaurato un rapporto di stima reciproca. Fino all'elezione del Pontefice, nell'aprile scorso. Dopo, è stato un precipitare. Ed è indubbio che il punto più basso sia stato il pronunciamento di Fini a favore del referendum sulla fecondazione assistita. Nonché il successivo «diseducativo» affibbiato all'invito della Cei di non andare a votare. Una posizione, quella del vicepremier, che ha di fatto provocato l'«interruzione delle relazioni diplomatiche», tanto per usare una terminologia cara alle feluche. Anche dentro Alleanza nazionale le sortite del capo hanno aperto diverse lacerazioni. Che hanno portato alla fuoriuscita, per esempio, del presidente della Consulta etico- religiosa, Gaetano Rebecchini, una sorta di ambasciatore di Fini presso la Santa Sede. La stragrande maggioranza del partito, tra cui anche qualche finiano doc, invece, si è allineata sulla posizione di Ruini e ha scelto di non esprimersi al referendum. E mentre alcuni lasciavano la formazione politica di via della Scrofa, altri hanno stretto rapporti con il Vaticano. È il caso di Gianni Alemanno e di Maurizio Gasparri. Non a caso quest'ultimo commenta l'onoreficenza a Fini con un entusiastico «È una buona cosa». E il passo della Chiesa ha messo di buon umore il leader di An che in serata ha detto: «Se si è convinti di avere un'identità forte, allora non si teme la competizione». È non