Risparmio, vertice di maggioranza su falso in bilancio
Si tratta dell'art.30 del disegno di legge licenziato dal Senato e tornato alla Camera in terza lettura. Palazzo Madama ha corretto in senso più restrittivo il testo precedentemente approvato dalla Camera, ripristinando di fatto le norme del codice penale in materia come erano prima della riforma Vietti. In dettaglio il testo uscito dal Senato stabilisce la punibilità tout court del falso in bilancio in caso di false comunicazioni sociali da parte degli amministratori, con la reclusione da due a sei anni e con l'interdizione da due a cinque anni dagli uffici direttivi e amministrativi. Il testo uscito dall Camera invece prevedeva la punibilità al di sopra di determinate soglie, cioè solo nel caso in cui il falso in bilancio comportasse una variazione del risultato economico di esercizio superiore al 5% o una variazione del patrimonio netto superiore all'1%. Inoltre, il testo votato da Montecitorio prevedeva la reclusione da sei mesi a tre anni nel caso in cui le false comunicazioni arrecassero danno patrimoniale e comunque solo su querela di parte della persona offesa. Il Senato ha invece corretto il testo eliminando la condizione della querela di parte per la punibilità, che scatterebbe dunque con procedura d'ufficio senza condizioni e alzando il tetto della pena da due a sei anni di reclusione e con l'interdizione da uno a cinque anni dagli uffici direttivi e amministrativi.