Casini si candida: «Basta con le illusioni»
Ieri di fronte a migliaia di militanti e simpatizzanti riuniti al Palazzo dei congressi di Roma, Casini si è rimesso i panni del politico di parte. Una parte che prima o poi vuole tornare ad essere maggioranza. Gli eredi della Dc non ci stanno a essere solo un piccolo partito, pure importante, nella coalizione di centrodestra. Vogliono molto di più. Si sentono forti delle vittorie recenti — la maggiore: la riconquista del maggioritario — e cercano di interpretare un ruolo sempre più centrale nella politica italiana. Sfidano Berlusconi, basta con «illusioni e illusionisti» dice Casini. Anche se poi in serata il suo portavoce ha precisato che nel discorso del presidente della Camera, «non vi era alcun intento polemico nei confronti né del premier né del governo. Tanto meno si è parlato di illusionisti ma solo di illusionismi». I centristi sono ambiziosi, hanno un obiettivo: essere il partito che più organicamente esprime le posizioni e i valori della Chiesa sulla politica e la società italiana. Vogliono essere il partito di Ruini e della famiglia. Buttiglione dà voce a questi umori e apre la manifestazione e insieme la campagna elettorale così, senza modestia: «Questa è l'assemblea di un grande partito che vuole candidarsi a guidare il paese e Roma». Perché con l'occasione viene lanciata la candidatura del ministro Baccini contro Veltroni per la conquista della città di Roma. «Non vogliamo solo un candidato ma anche una vittoria. Casini per la guida del paese, Baccini alla guida di Roma» questo l'auspicio di Buttiglione. Ieri mattina all'Eur c'erano tutti i dirigenti dell'Udc seduti al tavolo della presidenza (Baccini, Casini, D'Onofrio, Buttiglione e Cesa) tranne uno. Non c'era Follini a fare gli auguri a Casini per la sua corsa che addirittura vorrebbe finire a Palazzo Chigi. Strana la sua assenza, anche perché negli ultimi tempi sembrava che tra l'ex segretario e il presidente della Camera fosse tornata l'intesa. Strano tanto più visto che ieri il partito tutto e il suo leader sembravano convinti a riaprire battaglia per la leadership nel centrodestra. Quella battaglia che in campo aperto aveva fatto perdere il posto e il ruolo a Follini. Ora Casini la rilancia. Forse il problema era soprattutto chi doveva essere l'alternativa a Berlusconi. Certo ora qualcosa è cambiato. L'Udc si sente più forte. Come ripetono tutti, il partito ha portato a casa un risultato quasi incredibile: la riforma del sistema elettorale in senso proporzionale. La madre di tutte le battaglie è stata vinta. La sfida alla leadership di Berlusconi oggi è diventata possibile. O, almeno, i moderati ci sperano in un grande risultato. Forse cominciano a vedere Berlusconi appannato, sicuramente hanno voglia di contarsi. Il segretario Cesa parla chiaro: «Sarà premier chi prenderà più voti. La leadership di Casini è alternativa a quella di Berlusconi». Certo sembra irrealistico che il presidente della Camera possa prendere più voti del leader di Forza Italia, però evidentemente il ritorno al proporzionale ha convinto i vertici dell'Udc che il loro partito può uscire rafforzato dalla competizione diretta con Berlusconi. Qua tutti ne sono convinti: i moderati cattolici nella politica italiana sono sempre stati maggioranza, possono tornare ad esserlo. L'Udc deve essere sempre pronto a difendere i valori cattolici contro tutti gli attacchi, da destra e da sinistra. E infatti per Cesa, il nuovo segretario del partito dopo le dimissioni di Follini, l'Udc deve essere in prima linea nella difesa della famiglia, e deve battersi per una nuova interpretazione della legge sull'aborto perché «il nostro primo obiettivo è difendere i diritti del nascituro con politiche di aiuti anche economici alle famiglie, contro gli isterismi della sinistra e i toni infantili del ministro Prestigiacomo». Per dare respiro e slancio a questa nuova fase della vita politica dell'Udc, Casini sceglie di imperniare il suo in