Prodi lo jettatore: in Italia va tutto male
Uno che va in giro spandendo a piene mani la sua fiducia in un futuro che definisce «radioso» perché con lui sarà senza comunisti, l'altro che sembra uscito dalla novella di Pirandello «La Patente», con il protagonista Rosario Chiarchiaro deciso a ottenere un certificato che attesti ufficialmente che lui, sì, porta jella. Berlusconi da una parte, Romano Prodi dall'altra. A scorrere le dichiarazioni rilasciate dai due leader nell'ultimo mese è un susseguirsi di frasi che fanno a pugni tra di loro: il premier dipinge, e crede fermamente, un'Italia che, nonostante tutto è di nuovo in crescita, che può competere con l'Europa, che è anche invidiata all'estero; il capo dell'Unione invece vede tutto nero, l'Italia è condannata allo sfacelo e solo il radioso sol dell'avvenire della vittoria dell'Unione potrà salvarla da un sicuro tracollo. È talmente compreso nella sua parte, Prodi, che è arrivato addirittura a profetizzare, in un futuro non troppo lontano, che nelle periferie delle nostre città possa accadere quello che è avvenuto nelle banlieu di Parigi. «Abbiamo le peggiori periferie d'Europa — ha detto il 5 novembre alla fabbrica del Programma a Bologna commentando quello che stava accadendo in Francia — Non crediamo di essere così diversi da Parigi, è solo questione di tempo». E poi ancora, casomai qualcuno non avesse afferrato il concetto: «Le nostre periferie sono una tragedia umana e se non facciamo interventi seri, sul piano sociale e con l'edilizia, avremo tante Parigi. Ci sono condizioni di vita pessime e infelicità anche dove sono tutti italiani. Occorre assolutamente mettere mano all'edilizia e ricostruire le reti di protezione sociale, altrimenti avremo tante Parigi dappertutto». Parole che hanno fatto sobbalzare anche i più catastrofisti dentro l'Unione. Ma questa sembra essere la visione del mondo di Prodi. Un po' forse anche costretto a recitare la parte perché leader dell'opposizione e quindi obbligato a dipingere di nero tutto quello che fa il suo avversario, un po' perché non ha certo l'aspetto di uno che trasmette entusiasmo. Così ogni dichiarazione è uno sprofondare negli abissi della negatività. Tre giorni fa, sul suo sito, il Professore dipingeva così il nostro Paese: «La Casa delle Libertà è ormai un condominio disastrato e sta portando anche l'Italia al disastro. A noi spetta avviare il risanamento morale e politico dell'Italia, indispensabile alla crescita e al benessere del Mezzogiorno». Il capitolo soldi e Finanziaria è un fiorire di frasi che dipingono scenari apocalittici. «C'è tanta preoccupazione sui conti pubblici» è il commento di Prodi il 17 novembre, mentre una settimana prima aveva ammesso che «quando penso al capitolo della Finanziaria sui problemi sociali sono veramente demoralizzato». Ma anche sulla riforma elettorale il leader dell'Unione non scherza in quanto a visioni tragiche. Commentando la nuova legge si è lasciato andare a un inquietante «adesso che Berlusconi ha capito che i cittadini hanno cambiato opinione ha cercato di avvelenare i pozzi cambiando la legge elettorale». Il suo avversario invece dispensa ottimismo a piene mani. Stufo probabilmente anche delle «lezioncine» che ci vogliono impartire i professorini europei, Berlusconi si affanna a spiegare che non stiamo così male come gli altri ci dipingono. Un calcolo, sotto molti aspetti, anche per convincere gli elettori che con il centrodestra al governo per altri cinque anni le cose non potranno che migliorare. E intervenendo l'11 novembre al convegno del «Circolo giovani» di Sorrento ha lanciato una battuta che riassume tutta la distanza tra lui e i suoi avversari: «Noi siamo ironici e anche autoironici, loro invece no. Loro si alzano la mattina e magari gli gira bene perché c'è il sole. Ma poi si guardano allo specchio e si sono rovinati la giornata».