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Difendere la vita non riguarda solo la Chiesa

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Ieri, durante una conferenza all'Università Cattolica di Roma su «Scienza ed etica per una procreazione responsabile», Camillo Ruini è tornato a condannare innanzitutto i Pacs, le unioni di fatto, sostenendo che, tra l'altro, l'attenzione ai temi della vita umana e della famiglia non dovrebbe essere ad esclusivo appannaggio dei cattolici, bensì di tutti. «C'é una diffusa tendenza a depotenziare il valore dell'istituto del matrimonio - ha detto il presidente dei vescovi italiani - assimilando ad esso altri tipi di unioni e convivenze, con il risultato che il matrimonio non viene più percepito come espressione e garanzia della natura stessa dell'amore umano, ma come frutto di convenzioni e accordi facilmente modificabili». Ruini ha citato le parole pronunciate da Benedetto XVI lo scorso 30 maggio all'assemblea generale dei vescovi italiani svoltasi a Roma, le sue parole in difesa della famiglia fondata sul matrimonio e ha messo in guardia l'uditorio dal quello che lui stesso ha definito «il virus dell'autoreferenzialità» e cioè dell'esaltazione delle esigenze e dei bisogni individuali. La seconda condanna del 74enne porporato nativo di Sassuolo ha poi riguardato la clonazione. «Il dominio sui processi generativi, frutto di nuove capacità tecnologiche, andando ben al di là del legittimo aiuto alla procreazione umana, apre inquietanti scenari sulla clonazione o sulla produzione di esseri umani da usare come cavie», ha osservato il cardinale. «È paradossale - ha detto - che proprio quando più forte è diventata la capacità tecnico-scientifica di intervenire sull'essere umano, l'uomo rischia di perdere di vista il senso e il valore della propria vita». E poi la terza e ultima condanna, riferita alla procreazione medicalmente assistita: «L'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita» provocano una «scissione tra la dimensione unitiva della coppia» ha detto Ruini. Nel pomeriggio, ecco la reazione sdegnate di alcuni esponenti del centro sinistra. Da Daniele Capezzone a Barbara Pollastrini fino al presidente onorario dell'Arcigay, Franco Grillini, le risposte avanzate sono più o meno sempre le medesime: «Riconoscere in campo giuridico l'esistenza di nuclei familiari diversi da quelli tradizionali - sono parole di Grllini - consente di allargare e di aumentare il numero di famiglie favorendo la coesione sociale e la solidarietà tra le persone».

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