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LITE SULL'IRAQ

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Diliberto a Bertinotti e Fassino: «Disposti a tutto per superare il 2 per cento»

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La dice lunga, questo commento fuori dai denti di un parlamentare di Rifondazione comunista, sullo stato attuale dei rapporti tra i due partiti comunisti italiani, dopo la decisione di ieri del Pdci di abbandonare il tavolo programmatico sulla politica estera, motivata da un contrasto sull'atteggiamento da adottare rispetto alla richiesta di ritiro delle nostre truppe dall'Iraq. Come è noto, la dura accusa del partito di Oliviero Diliberto di sostanziale connivenza con le autorità angloamericane e irachene, è stata indirizzata, oltre che alla Quercia, ai compagni di Rifondazione comunista, ai quali si rimprovera il fatto di essere ormai diventati organici alla linea riformista dell'exit-strategy. Di fronte a questo attacco frontale, però, è da sottolineare come nessun esponente del Prc sia caduto nella provocazione di Diliberto. Ma la palese protesta di Diliberto sembra non aver colto nel segno nemmeno nel capo riformista, se è vero che Fassino, su questo tema, non ha concesso nulla all'ala radicale dell'Unione, ribadendo in varie sedi, negli ultimi giorni, la necessità di un rientro concordato con le forze attualmente presenti in Iraq. Dalla Margherita, il Pdci ha ottenuto poi una risposta per certi versi di scherno, come risulta dall'editoriale (firmato Robin) pubblicato dall'organo ufficiale Europa. Una mossa, dunque, quella di Diliberto, che per il momento ha avuto come unico esito quello di compattare ulteriormente l'asse Rutelli-Fassino, attualmente in fase di ricostituzione, senza però riuscire a denunciare incisivamente all'opinione pubblica la presunta accondiscendenza di Fausto Bertinotti.

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