Al tavolo delle regole l'Unione litiga su tutto
I partiti più piccoli contrari a finanziare Prodi e a cedere il simbolo dell'Ulivo a Ds-Dl
Presenti Dario Franceschini della Margherita, Mauro Fabris dell'Udeur, Paolo Cento dei Verdi, Rapisardo Antinucci dello Sdi, Maurizio Chiocchetti dei Ds, Severino Galante del Pdci e Ciccio Ferrara di Rifondazione Comunista. Assente alla riunione Romano Prodi, che i partecipanti alla riunione hanno però raggiunto nel suo studio, alla fine dell'incontro, per un breve saluto. Il primo punto all'ordine del giorno è stata la questione delle liste. «Abbiamo messo le cose in chiaro — ha spiegato Mauro Fabris, coordinatore dell'Udeur — i partiti maggiori non possono pretendere che i più piccoli si presentino al Senato in tutte le 20 circoscrizioni anche dove non raggiungono il 3%, soglia minima per i partiti di una coalizione. Non è giusto che i "minori" siano utilizzati solo per contribuire a prendere soldi e premi di maggioranza, che le forze politiche maggiori poi si dividono». Tema rilanciato nella riunione dal verde Paolo Cento, molto netto nel dire che i Verdi non hanno intenzione di far eleggere con i propri voti parlamentari ad altri partiti. Il problema delle liste è legato al secondo punto della discussione, i soldi da spendere per la campagna elettorale, sul quale i piccoli hanno messo subito le cose in chiaro: le risorse sono limitate e non si può pretendere di finanziare la campagna di Prodi, leader della coalizione, ma ora capolista solo di alcune forze politiche, secondo il risultato delle primarie. I «piccoli» hanno alzato anche un paletto sull'uso del simbolo e del nome di Prodi: «Non è escluso che manchi la nostra disponibilità — ha aggiunto Cento — a concedere l'uso del simbolo dell'Unione o dell'Ulivo ai Ds ai Dl». Il simbolo infatti appartiene a tutte le forze politiche, è depositato da un notaio, e solo per le regionali e le Europee fu concessa una deroga ai partiti che si presentavano sotto il simbolo «Uniti per l'Ulivo». Insomma i problemi ci sono e nessuno lo avrebbe negato: il tema delle liste c'è — avrebbe convenuto Franceschini — al Senato in particolare; ma va affrontato come tema tecnico perché le decisioni politiche sono state già prese da Ds e Margherita. E lo stesso Levi, chiudendo la riunione, ha chiarito che da parte di Prodi c'è la consapevolezza che va individuato un assetto condiviso delle liste alla Camera e al Senato; ben sapendo che alla Camera il tema è più politico e riguarda le possibili aggregazioni; mentre al Senato è più tecnico, perché riguarda i rischi di uno squilibrio che si potrebbe creare rispetto ad una maggioranza di peso diverso alla Camera. Conclusioni, che, secondo i «piccoli», aprono uno spiraglio sulla volontà di tutti nel ritrovare l'unità della coalizione. Per la prossima settimana è previsto un nuovo incontro in cui gli alleati minori presenteranno una serie di soluzioni tecniche per risolvere la questione liste. Soluzioni che, nelle intenzioni dei partiti minori, potrebbero pure comprendere la presa d'atto che alla Camera ognuno vada con il suo simbolo e che al Senato possano essere messe in campo «geometrie variabili» regione per regione. Tradotto, anche tenendo conto delle regioni in cui la Cdl potrebbe presentare liste unitarie, andrà valutato se convenga riaprire il tema di presentarsi nelle stesse regioni con liste dell'Unione. Infine un accenno è stato fatto anche alla questione primarie. Con il solo voto contrario dell'Udeur i partiti hanno deciso di chiedere la convocazione dell'ufficio di presidenza delle primarie, coordinato da Vannino Chiti, che avrà il compito come per le consultazioni nazionali, di stilare regole generali sullo svolgimento delle prossime consultazioni.