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Prodi non risponde sulla scelta di Flavia di aderire alla sanatoria fiscale

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E poi abbiamo già risposto su questo...». Romano Prodi cambia faccia quando al termine del convegno sull'energia promosso da Legambiente nella saletta della Camera dei Deputati di via Poli, viene interpellato sull'unica cosa alla quale veramente non avrebbe voluto rispondere mai. Da sorridente e gioviale, dopo aver esternato lungamente sul protocollo di Kyoto e sui pericoli ancora attuali del nucleare, si fa improvvisamente scuro in volto, si irrigidisce e affretta il passo, seguito a ruota dalla sua addetta stampa, anche lei improvvisamente vittima di una metamorfosi, da gentilissima a scostante-respingente: «Sì, è così, ha risposto, ha risposto il commercialista e ha detto tutto sull'argomento...». L'argomento in questione è quello del condono fiscale, che pare l'unico tema su cui l'affiatatissima coppia Prodi («Insieme» è il titolo del libro scritto dalla signora Flavia sul felice sodalizio con Romano), non vada d'accordo. Nonostante infatti il Professore da quasi un anno ripeta il tormentone anti condono fiscale, affermando che «la politica dei condoni è la rovina del paese», annunciando nel programma dell'Unione che «è finito il tempo dei condoni per i facili arricchimenti... ed è tornato il tempo della giustizia», ecco che la sua dolce consorte, consigliata dal commercialista, decide in maniera diametralmente opposta e aderisce volentieri a quella sanatoria fiscale che suo marito aborre con tutta l'anima. Questo per mettere al riparo la società immobiliare di cui ha il 50%, da eventuali errori di natura contabile. Una macchia sul perfetto percorso coniugale del candidato premier dell'Unione? Un gaffe imperdonabile sfuggita al controllo dell'avversario di Berlusconi? Il Professore non tollera che si metta in mezzo la moglie e per tutta risposta, gira i tacchi e affronta il gelo di via del Tritone con il suo giaccone blu da marines. Ma le domande scomode non sono finite. Le tensioni tra Fassino, Rutelli e Arturo Parisi che hanno fatto saltare il vertice dei leader sembrano impensierirlo meno delle scelte fiscali della moglie: «Il vertice? ma certo che ci vedremo... Ma non si chiama vertice si chiama "riunione". Sì, ci vedremo presto». Taglia corto anche sugli scontri sui finanziamenti per la campagna elettorale e sui dissidi nella Margherita: «Ah, no. Non me ne sono occupato, veramente. Ma decideremo presto». Quando gli viene chiesto di commentare le affermazioni del premier Berlusconi sul fatto che l'Unione pagherebbe i pensionati per denigrare sui tram il governo, si fa una risata: «Sarebbe denaro sprecato. Non abbiamo mica bisogno di mandarli noi..». Il partito democratico sognato da Rutelli gli sembra lontano: «Queste grandi cose si fanno un passo per volta. Abbiamo fatto l'Ulivo e stiamo lavorando per preparare un'unica campagna elettorale insieme. Poi bisognerà fare il gruppo parlamentare. I partiti - aggiunge - si fanno con l'adesione di tutti, con un cammino lento ma tenendo la barra dritta». Ma prima, nel bel mezzo del convegno sull'energia con Ermete Realacci da una parte, l'ad dell'Enel Fulvio Conti dall'altra e Chicco Testa (Metropolitane di Roma) seduto in prima fila, si lascia andare a sogni utopistici: «Io non ho nulla da perdere. Qui si deve cambiare il Paese e io non ho nulla da perdere nel fare politiche di cambiamento, nell'economia, per l'ambiente... Certo per l'ambiente è più facile perchè una politica non c'è stata in questi anni di paralisi». Anche quando un giovane esponente di Legambiente gli fa notare che quando era stato al governo negli anni scorsi sul tema ambientale non era riuscito a cambiare granché, non si scompone. «Stavolta faremo meglio», si limita a dire e poi bacchetta il giornalista moderatore Massimo Mucchetti che gli stava rivolgendo una semplice domanda, con una battuta: «Non consento assoltamente che mi si dica "mi consenta"». L'incipit reso celebre dal modo di dire del premier Silvio Berlusconi non gli va giù per niente, anche quando viene usato da un'altra persona.

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