Unione, i finanziamenti si dividono in tre
La definizione delle cifre verrà completata nell'incontro tra «tesorieri» della prossima settimana, ma dalle discussioni di ieri tra responsabili Ds e Dl, è stato stabilito un accordo di massima per cui ci saranno tre livelli diversi di interventi economici che corrisponderanno alle diverse finalità. In sintesi, i circa 7 milioni di euro raccolti in occasione delle primarie serviranno a finanziare la campagna per Romano Prodi come leader dell'Unione candidato a palazzo Chigi, insieme ad altri contributi divisi, in proporzione, tra i vari partiti della coalizione. Tutti quindi dovranno contribuire a far diventare premier il Professore , mentre soltanto Ds e Margherita si divideranno la campagna dell'Ulivo alla Camera e ciascun partito, grande o piccolo, dovrà finanziarsi la sua corsa solitaria al Senato. Dopo liti e minacce, con i tesorieri di Rutelli e Fassino sul piede di guerra, ora l'accordo pare vicino anche se non tutti sono soddisfatti di questa ipotesi che di fatto farà sborsare un sacco di soldi alle varie forze politiche, soprattutto ai Ds. «Nel giro di pochi giorni troveremo le soluzioni affinchè tutti possano affrontare gli appuntamenti politici con serenità», ammette Piero Fassino dopo le polemiche interne all'Ulivo e al centrosinistra per i finanziamenti. «Stiamo lavorando - assicura il segretario dei Ds - per individuare le soluzioni migliori per garantire che sia la lista unitaria, sia l'Unione, sia i partiti, possano condurre la campagna elettorale con tutte le risorse necessarie». Insomma, ognun per sé ma tutti per Prodi è la regola di base e alla fine della riunione bollente della presidenza della Margherita le facce sono amareggiate. La divisione tra prodiani e rutellian-marinani resta nella Margherita e i problemi di fondo pure. Non solo, ma quasi tutta la riunione è andata avanti con una continuo rinfacciarsi le varie interviste di questi giorni con pubblici attacchi incrociati Rutelli-Parisi, Parisi-Marini. Al punto che alla fine è stata decisa una moratoria per evitare polemiche pubbliche. Una riunione «tesa», la definiscono i partecipanti. E tradotto, ciò significa che se non sono venuti alle mani poco ci è mancato. Infatti i problemi, come dice il prodiano Willer Bordon, non sono risolti. Tanto è vero che non sembra essere all'ordine del giorno un rientro degli ulivisti negli organismi dirigenti del partito. «All'inizio c'è stata un pò di agitazione», racconta da parte sua Lamberto Dini. Rutelli è apparso molto «amareggiato» e si sarebbe lamentato di riunioni in cui si deve passare il tempo a commentare le interviste dei giorni precedenti. Alla fine però Arturo Parisi, leader degli ulivisti cerca di ammorbidire: «Una riunione sicuramente utile anche se non ancora conclusiva. La decisione unanime dell'Assemblea federale, pur letta inevitabilmente con accenti diversi, ci impone di continuare a impegnarci per la costruzione del nuovo Partito dei democratici». «Siamo alle solite, noi pensiamo di costruire con i Ds un nuovo soggetto politico mantenendo la nostra fisionomia e i nostri militanti, mentre i parisiani vogliono creare un partito-contenitore nuovo che si definisca solo con il suo leader Prodi», replica il mariniano Beppe Fioroni. E infatti se i punti di contatto riguardano la necessità di raccordare la campagna elettorale dell'Ulivo con quella del candidato premier Romano Prodi che per quanto riguarda i Dl dovrà essere capolista ovunque, i nodi comunque restano sullo strumento delle primarie. A conclusione dell'incontro si torna sulla questione «calda» dei fondi per la campagna di Prodi. Ma per le cifre e gli ultimi dettagli dovranno riunirsi ancora i tesorieri, da soli. Prodi, Rutelli e Fassino non si vogliono nemmeno incontrare, per ora. Ma i soldi «alla fine», ammette Dini, «si troveranno anche per il Professore».