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Fini punta i piedi a Bruxelles All'Italia non si chieda un centesimo di onere in più

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I nodi stanno venendo al pettine e il ministro degli esteri Gianfranco Fini delinea senza troppo giri di parole i rischi che si delineano sull'orizzonte europeo. E ricorda, allo stesso tempo, che all'Italia non si può chiedere neanche «un centesimo» in più rispetto a quanto concordato nella bozza lussemburghese del giugno scorso e che non si possono ulteriormente ridurre i fondi di coesione per il Mezzogiorno. La riunione dei capi delle diplomazie dei 25, ieri a Bruxelles, ha, ancora una volta, spostato la data del confronto sul delicato e strategico tema delle prospettive finanziarie 2007-2013 con la presidenza di turno britannica che ha annunciato per l'inizio di dicembre una nuova proposta con modifiche «sostanziali». E in molti hanno storto la bocca a questa nuova uscita di Jack Straw, questo nuovo rinvio ritenuto troppo a ridosso del summit di fine semestre. «Non può esserci una soluzione che va in direzione opposta a quella auspicata dalla stragrande maggioranza», ha sintetizzato Fini riferendosi al fatto che almeno 20 Paesi su 25 ritengono che più ci si allontana dalla bozza della presidenza lussemburghese più sarà difficile trovare una soluzione in tempo per il vertice che concluderà la presidenza di Londra. All'Italia, ha detto Fini, «non si può chiedere un centesimo di onere in più » rispetto a quanto previsto dalla proposta lussemburghese di giugno.

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