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SONO lontani i giorni in cui Massimo D'Alema e walter Veltroni al congresso dei Ds non si guardavano neppure.

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Adesso il presidente della Quercia rilancia: «In questi anni si è affermata non solo la leadership di Walter Veltroni ma anche la sua dimensione di statista», dice D'Alema, nel chiudere la conferenza dei Ds su Roma capitale in vista delle elezioni politiche del 2006. L'ex premier non lesina complimenti al sindaco e sottolinea la difficoltà del suo operato «in anni difficili con un governo ostile» come quello del centrodestra. Il presidente dei Ds appoggia, inoltre, la proposta di una lista civica per Veltroni. «Una lista - sottolinea D'Alema tra gli applausi - che consenta a quei cittadini di Roma che hanno opinioni politiche anche diverse dalle nostre, ma che vogliono esprimere l'apprezzamento per il modo come la Capitale è stata governata lo possiamo fare perché la democrazia è anche la capacità di trovare le forme diverse in cui deve potersi esprimere la volontà dei cittadini». D'Alema osserva come al Comune «c'è un clima di unità, di amicizia e il senso di un impegno collettivo». Riguardo ai rapporti tra la capitale e il governo D'Alema parla di «anni difficili con una destra populista e clientelare» ed aggiunge «non è stato facile garantire lo stile di una collaborazione istituzionale e la difesa di una diversità di Roma come capacità di governare». Una pace che arriva proprio nel giorno in cui si sfidano Roma (di cui è tifoso D'Alema) e la Juventus (per cui parteggia Veltroni). Si chiude dunque un'era. Un'era che comincia nella Fgci, la federazione dei giovani comunisti in cui i due cominciarono a cozzare. Una sfida che inizia negli anni settanta e dura, sotto traccia, per tutti gli anni Ottanta. E che sfocia nel 1994 nel duello tra i due: in palio c'è la segreteria dell'allora Pds: vinse Baffino 246 voti a 173. Due ani dopo Veltroni sale sul pullman di Prodi e finisce la sua corsa a Palazzo Chigi come vicepremier. Il Professore cade nel '98 e il suo posto viene preso da D'Alema, che gli ulivisti accusano di aver fatto cadere Prodi. Di qui il gelo tra i due big dei Ds, che tocca il suo punto massimo di rottura appunto al congresso della Quercia di inizio 2000. Più apparatchik, più politico puro, legato ad una idea della politica da vecchio continente europeo l'ex pioniere D'Alema; più movimentista, più aperto e gioviale, più radical il kennediano e clintoniano Veltroni. I due sembrano agli antipodi. Ora non più.

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