Il Papa prepara la sua Grosse Koalition

I quali, seppure corrano verso le Politiche del 2006 all'interno di due schieramenti differenti, hanno in comune il fatto che si richiamano tutti - chi più chi meno - ai valori della tradizione cattolica tanto cari oltre-Tevere. Si va da Clemente Mastella (il primo ad essere stato ricevuto da Ratzinger all'indomani della chiusura del Conclave) a Francesco Rutelli (a giugno), da Marcello Pera (ricevuto più volte anche in forma privata; a lui è pervenuto addirittura un messaggio di incoraggiamento da Ratzinger durante un recente convegno da lui promosso a Norcia), a Pier Ferdinando Casini (un mese fa) e a Silvio Berlusconi (l'incontro con Benedetto XVI è avvenuto ieri). Non è la rinascita di una Grande Colazione stile vecchia Dc, ma certamente la scelta vaticana di ricevere soltanto loro da qui all'aprile 2006 - scelta in parte dettata dal protocollo che vuole che si ricevano prima le cariche istituzionali del Paese (quali Casini e Berlusconi), in parte voluta (sì a Mastella e Rutelli, ancora no a Prodi) - mostra innanzitutto con quali uomini politici il Vaticano intenda dialogare (e su quali abbia deciso di contare) qualsiasi sia il risultato delle consultazioni elettorali della prossima primavera. Saranno questi cinque nomi, infatti, quelli su cui il Vaticano confiderà maggiormente nella prossima legislatura, cercando anche, in questo senso, di «sfruttare» al massimo e al meglio le nuove possibilità di influenza che verranno offerte dal prossimo e praticamente certo ritorno al proporzionale. Visti da un'altra prospettiva, i nomi dei politici che hanno avuto accesso all'appartamento papale fino ad oggi, fanno risaltare i nomi di coloro che invece ancora non sono stati ricevuti (e non saranno ricevuti almeno fin dopo le prossime elezioni) e tra questi, significativa risulta essere l'esclusione di Romano Prodi, esclusione con ogni probabilità dettata da alcune sue recenti aperture in stile Zapatero (ad esempio per quanto riguarda le coppie di fatto) le quali, si sa, poco, molto poco, sono piaciute non soltanto al presidente dei vescovi italiani. Il candidato premier dell'Unione, dunque, sconta gli ammiccamenti all'ala radicale del suo schieramento e, ad oggi, dopo che anche il suo rivale Berlusconi è riuscito a varcare le mura vaticane, non gli è dato sapere per quanto tempo ancora il suo «purgatorio» sia destinato a continuare. Sempre rimanendo sugli esclusi, il fatto che nessuno della Lega e nemmeno di Alleanza nazionale abbia ancora avuto udienza, suona un po' meno come una sconfitta rispetto all'esclusione di Prodi. E questo perché in An c'è chi ha eccellenti rapporti con il Vaticano: vedi l'amicizia di Alemanno con il cardinale Martino, presidente del consiglio Justitia et Pax, o il rapporto tra Gasparri e Ruini. Comunque, al di là dei politici ammessi e non ammessi in udienza dal Papa, i temi sui quali Benedetto XVI e il Vaticano metteranno e mettono costantemente alla prova i loro interlocutori sono sempre i medesimi: difesa della vita, famiglia, «sana» laicità dello Stato, no ai Pacs, no a modifiche alla legge sulla procreazione assistita, finanziamenti totali agli istituti cattolici e, da ultimo, anche a seguito delle esternazioni del leader dello Sdi, Enrico Boselli, nessuna modifica la Concordato. Tema, quello del Concordato, che è stato affrontato anche nell'incontro avvenuto ieri mattina tra Benedetto XVI e Silvio Berlusconi. Un colloquio riservato meritevole di attenzione per diversi motivi. Innanzitutto la durata: il Papa e il premier hanno parlato in forma riservata (era presente soltanto il sottosegretario Gianni Letta) per ben trentaquattro minuti, non poco se si pensa che due giorni fa il presidente israeliano Moshe Katsav rimase a parlare con il Pontefice soltanto per 20 minuti. In secondo luogo, l'incontro è risultato significativo anche per i comm