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«Non ci sarà alcun intervento della Chiesa sul referendum»

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Indica «unità» del Paese e «solidarietà» come «principi certi» che sono un «auspicio» e non un «giudizio politico» sulla legge approvata e sugli schieramenti. E rivendica il ruolo pubblico della Chiesa, che non è «ingerenza». Il cardinale Camillo Ruini riassume la posizione dei vescovi italiani nei giorni tesi dell'approvazione delle riforme istituzionali, in parte coincisi con la cinquantacinquesima assemblea generale Cei, conclusasi ieri ad Assisi. Il cardinale, rispettando la tradizione, ha tenuto la conferenza stampa a conclusione dell'assemblea della Cei, ed è stato sollecitato sull'attualità politica. «Non ci sarà nessun pronunciamento della Chiesa nel referendum sulle riforme», ha affermato, visto che su queste tematiche i presuli si attengono a quanto indica la Centesimus Annus, come fu nei primi anni Novanta per il referendum sulla legge elettorale. «Sia l'unità del Paese che la solidarietà — ha rimarcato il porporato — restano principi fondamentali ed è importante che ogni riforma tenga conto di questi principi; che ci siano o no nella legge sulle riforme appena approvata è un giudizio che non diamo come tale». A più riprese Ruini ha sottolineato che si tratta di un «auspicio» che non deve essere «trasformato in un giudizio politico a favore dell'uno o dell'altro schieramento». «La Cei e anche io personalmente — ha ricordato — sono sempre stati contrari alle ipotesi separatiste e questo certo rimane; che questa sia una legge separatista non ci sentiamo di affermarlo perché non vogliamo dare un giudizio. Rimane comunque totalmente vero che la Chiesa italiana tiene all'unità, alla solidarietà, alle perequazioni». Se la Chiesa non vuol essere trascinata nell'agone politico, non vuole però riunciare a contribuire un clima di serenità nel percorso verso il referendum: «L'itinerario della legge ha visto sempre una contrapposizione tra gli schieramenti, non si è arrivati ad una soluzione condivisa e la responsabilità di questo è di tutti e due, ma rimane auspicabile» che si arrivi alla consultazione referendaria «in clima sereno in cui tutti possano avere le informazioni necessarie e esprimere un parere meditato». Ruini ha anche ricostruito l'origine e lo spirito dell'espressione «pallottole di carta». «Ho pronunciato quelle parole nell'omelia della messa di martedì mattina, quando pensavo, forse ingenuamente, che ci fossero solo i vescovi e qualche fedele: non erano parole in funzione della stampa». «Si tratta di una espressione a cui sono affezionato da molti anni, la uso — ha spiegato — forse da quindici anni e più, quando vengono le persone a dirmi: "Come fa a resistere? Le siamo vicini nella sofferenza". È evidentemente un tentativo di scherzare per sdrammatizzare e riportare al senso del reale».

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