In Sicilia si scatena la rissa elettorale

Bollori che arrivano da entrambi gli schieramenti e che rischiano di trasformare l'Isola in una polveriera. Strategie, apparentamenti, pseudo coalizioni e accordi sottotraccia, infatti, tengono sospesi da un lato un centrosinistra alle prese delle primarie del prossimo 4 dicembre per dar vita l'anti-Cuffaro e che in seguito alla «rottura» tra Ds e Margherita hanno già prodotto la prima «vittima»: ieri s'è dimesso il sindaco di centrosinistra di Ragusa. Tonino Solarino, in pratica, ha detto basta all'alba, dopo una maratona notturna del consiglio comunale. Intanto, continua a marciare la macchina del centrosinistra per le primarie. Lo scontro, com'è noto è tra Rita Borsellino appoggiata da Ds, Udeur, Verdi, Prc e altri partiti minori, e Ferdinando Latteri, sostenuto dalla Margherita. Già, per meglio capire il clima che ruota attorno alle primarie, la sorella del giudice Paolo Borsellino assassinato dalla mafia ha già subito fatto sapere che «se perderò non sosterrò Latteri». Come dire è già guerra prima di cominciare. E Latteri non sta a guardare: «Per vincere contro il centrodestra non servono gli slogan, gli spot o i messaggi idealistici. Occorre pensare e presentare un progetto, un programma di cose concrete». Le dimissioni del primo cittadino ibleo non sono del tutto casuali. Sono frutto - se così si può dire - proprio della «rottura» tra Ds e Margherita in Sicilia e che è stata determinata, in buona sostanza, dal leader della Margherita, Francesco Rutelli, avendo dato il via libera alla candidatura del rettore dell'Università di Catania, Ferdinando Latteri, alle primarie siciliane. Sull'altro fronte, quello del centrodestra, due sono i nodi da sciogliere: la data delle elezioni per la presidenza della Regione, ma soprattutto il «caso» Messina, dove i prossimi 27 e 28 novembre si andrà alle urne per eleggere il primo cittadino e l'intero consiglio comunale per un'amministrazione che da più di due anni vive di commissariamento. Nella città dello Stretto, in sostanza, si sono generati tre poli che appoggiano altrettanti candidati a sindaco. Ma a mettere il bastone tra le ruote dei due schieramenti tradizionali ha pensato Raffaele Lombardo (Mpa) che a Messina ha voluto candidare un proprio uomo, appoggiato da cinque liste, una delle quali del movimento creato da Nello Musumeci (Alleanza siciliana). Apriti cielo. Una mossa che sta mettendo in fibrillazione soprattutto il centrodestra a tal punto che lo stesso presidente dei senatori di An, Domenico Nania, minaccia la candidatura di Cuffaro alla presidenza della Regione, qualora Lombardo non appoggiasse il candidato della Cdl. Al governatore della Sicilia è stato affidato il mandato di verificare con gli alleati la data delle possibili dimissioni e delle elezioni anticipate, nonché la quadratura del cerchio sul caso Lombardo. Cuffaro insomma dovrà fare il gran mediatore con l'obiettivo di chiudere l'accordo sull'intero «pacchetto»: Messina-Palermo-Roma. Ovvero le comunali, le regionali e le politiche che dovranno vedere confermata l'alleanza senza tentennamenti tra il politico catanese e la Cdl. Cuffaro si è dato 3-4 giorni di tempo per chiudere la pratica. Vedremo. Anche all'interno di Fi non mancano fibrillazioni. Oggetto del contendere la candidatura a sindaco di Palermo e per la quale s'è auto-proclamato il senatore Carlo Vizzini, immediatamente stoppato dal suo coordinatore regionale, Angelino Alfano.