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Il presidente della Camera lascia il gruppo misto

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Ad annunciarlo è lo stesso Casini. «Penso di avere assolto in modo sereno i compiti di presidente della Camera. Mi ero anche iscritto al gruppo misto ad inizio legislatura per un atto simbolico ma ieri mi sono recato alla sede del gruppo misto per dire all'on. Boato che richiederò l'iscrizione al gruppo dell'unione di centro, che è il mio partito». «Farò - argomenta Casini - come hanno fatto prima di me Spadolini, Malagodi, Fanfani, che hanno fatto rigorosamente i presidenti di assemblea, e nello stesso tempo hanno avuto un impegno pressante e forte nei loro partiti». Sulla devolution Casini dice che «non è che tutta la riforma mi convinca, ma questo testo è profondamente cambiato rispetto a quello che era stato prospettato tre anni fa. L'Udc ha lavorato per cambiare questo testo e per inserire punti fondamentali come l'interesse nazionale». «Il referendum - aggiunge poi il presidente della Camera - è un grande fattore di democrazia, spero che i cittadini, con serenità, esaminino e votino senza essere tirati da una parte e dall'altra dai partiti. Sdrammatizziamo la questione». Elencando i suoi dubbi sul testo approvato ieri al Senato, il presidente della Camera osserva come «la parte migliore di questo progetto sia proprio quella del federalismo. Semmai i dubbi che ho, anche come presidente della Camera, sono in ordine al funzionamento concreto di un meccanismo complesso che si è messo in essere tra Camera e Senato delle autonomie». Per quanto riguarda poi il ruolo del presidente del Consiglio, Casini afferma con forza come non ci sia assolutamente «dittatura del premier», anzi, argomenta, «io credo che le norme antiribaltone, pur giuste, lo abbiamo talmente ingessato in alcuni passaggi che rischiamo di avere un premier più debole di quello che si pensa, non più forte». «Quindi - prosegue il presidente della Camera - problemi ci sono, la riforma è stata profondamente cambiata, ma c'è un rammarico reale perchè quando si fa una riforma costituzionale non si può essere contenti se viene approvata a maggioranza perchè la Costituzione è di tutti». «Non voglio fare una campagna elettorale evocando la paura dei comunisti e chiedo al centrosinistra di non farla evocando il timore del demonio Berlusconi». È l'auspicio di Casini. «Io non ritorno in campo - spiega Casini - per insultare nessuno e per disperdere quello che ho imparato in 5 anni da presidente della Camera cioè, che anche nell'avversario può esserci un frammento di verità». «Poniamoci - prosegue Casini - il problema del ritorno alla normalità democratica e ad un clima più sereno. Spero che vinca una parte, perchè sono di una parte, ma - conclude il presidente della Camera - non è il giudizio di Dio nè il Giudizio Universale». «Per me l'avversario politico non è Berlusconi, Berlusconi è un alleato per cui io non ho intenzione di fare campagna elettorale alimentando litigiosità che sono negative». Parlando del suo rapporto con il premier, Casini, rivela come «con Berlusconi dopo tanti anni ho raggiunto un equilibrio perfetto. Abbiamo sempre litigato, io non ricordo un periodo in 12 anni che non abbiamo litigato, ma io sono una persona leale e dico in faccia quello che penso. Berlusconi - prosegue Casini - ha sempre accettato e ha sempre avuto grande rispetto per le mie idee e ora abbiamo un ottimo rapporto». Con il premier, sottolinea Casini, «ho condiviso l'idea di dare una rappresentanza ai moderati italiani, anche se ciascuno lo fa con la sua ricetta. Per alcuni aspetti lui è imbattibile, per altri io e Fini abbiamo alcuni pregi che Berlusconi non ha». Per questo, aggiunge il presidente della Camera, «gli elettori avranno diverse scelte. Io mi sforzerò di dare la ricetta Udc per il futuro dell'Italia: meno promesse e più cose concrete».

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