Fassino e Bersani, duello al sole
Sarebbero sempre più tesi i rapporti tra il segretario dei Ds Piero Fassino e il regista della politica economica della Quercia, Pierluigi Bersani. Secondo il settimanale, oggetto dello scontro è la leadership del partito se il centrosinistra dovesse vincere le elezioni. Fassino viene dato in pole position per diventare vicepremier e magari anche ministro degli Esteri. Incarichi che difficilmente potrebbero conciliarsi con quello di segretario, tanto più in un partito dove tradizione vuole che ci sia un capo plenipotenziario. È quello che avrebbero ricordato alcuni segretari regionali di peso, considerati vicini al presidente ds Massimo D'Alema, pronti a sostenere la candidatura di Bersani. E contrari a soluzioni sul modello di An, dove Gianfranco Fini, da vicepremier e ministro degli Esteri, ha sempre conservato la guida del partito. Un'ipotesi che, sussurrano al Botteghino, starebbe appunto accarezzando Fassino. Magari ricorrendo a personaggi fidati come il coordinatore della segreteria, Maurizio Migliavacca, o la responsabile dell'organizzazione, Marina Sereni. Una volta al governo, Fassino difficilmente potrebbe esercitare il controllo sul partito se a guidarlo ci fosse un leader di peso come Bersani. Che al primo punto del programma mette un forte ricambio generazionale. Sempre sul fornte Ds, dopo la cena dei poteri forti voluta a Fassino, che ha presentato al mondo dell'imprenditoria e della cultura il contributo dei Ds al programma dell'Unione, oggi la sinistra Ds, in un convegno, ha presentato la sua proposta in tema di lavoro. «La questione del lavoro precario deve essere uno dei punti centrali del programma di governo dell'Unione» ha detto Fabio Mussi che ha osservato come «nelle carte che ha presentato Fassino questo tema c'è» ma ha aggiunto: «Ci sforziamo di scendere nei dettagli». «Porteremo la nostra proposta - ha detto il leader della sinistra Ds - alla conferenza programmatica del partito a Firenze e ai tavoli dell'Unione». «È una proposta - ha spiegato - che punta a ridurre la flessibilità del lavoro e definisce chiaramente due sole figure di lavoro: dipendente o autonomo, bonificando quella enorme area di lavori di incerta definizione che sta nel mezzo». «Noi puntiamo a privilegiare - ha sottolineato Mussi - Il contratto a tempo indeterminato ma ci rendiamo conto che la tecnologia e i cambiamenti rapidi comportano anche la presenza di una certa dosa di lavoro a tempo determinato».