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Ex Cirielli, è ancora scontro in Csm

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I laici della Cdl, come avevano già fatto giovedì scorso, hanno fatto mancare il numero legale, impedendo al plenum di Palazzo dei marescialli di votare il nuovo parere (il precedente era stato dato a febbraio) che boccia la riforma. Ma a differenza della scorsa settimana stavolta il dibattito c'è stato. I consiglieri del Polo, pur essendo tutti convinti che inseguendo l'iter legislativo della ex Cirielli il Csm finisca con l'assumere un ruolo politico, questa volta sulla strategia si sono divisi. E mentre due di loro (Giorgio Spangher e Mariella Ventura Sarno) hanno abbandonato i lavori prima che si arrivasse alla trattazione del parere per impedirla, gli altri due (Giuseppe Di Federico e Nicola Buccico) restando in aula, hanno consentito che almeno il dibattito si facesse. Anche se poi la successiva uscita di Di Federico ha reso impossibile il voto. Un comportamento deplorato ancora una volta dal vice presidente del Csm Virginio Rognoni, che ha espresso «vivo rammarico», ma anche «fastidio», ribadendo che consigliere «ha il dovere di garantire la funzionalità dell'assemblea». «Si ha l'impressione -ha detto - che non si voglia formalmente dare ingresso ad un parere certo non vincolante per nessuno ma che, per la sua autorevolezza, può anche porre problemi e interrogativi». Al vice presidente del Csm è toccato anche difendere il capo dello Stato, che decide l'ordine del giorno del Consiglio e le cui scelte (compresa quelle di qualche giorno fa di far tornare il parere in Commissione perchè venisse aggiornato, come è poi avvenuto, alla luce delle modifiche apportate dalla Camera alla ex Cirielli) erano state messe in discussione da Di Federico. «La procedura adottata è impeccabile e ineccepibile» gli ha replicato Rognoni, che ha più volte interrotto il consigliere del Polo. È stato intorno alle 13,30, che il numero due di Palazzo dei marescialli ha dovuto sciogliere la seduta prendendo atto che era venuto a mancare il numero legale.

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