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Berlusconi non rinuncia alla legge sugli spot

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Il premier ribadisce che dopo la riforma elettorale va affrontata la questione della par condicio

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Poi, ragioniamo anche sulla par condicio che pure deve essere cambiata. Poche parole ieri da Silvio Berlusconi sul calendario politico dei prossimi mesi; appena qualche frase che basta però a far capire che il premier non ha affatto rinunciato al tentativo di modificare la legge che regolamenta gli spot televisivi, dopo aver portato a casa devolution e proporzionale. Ma Berlusconi comprende, con realismo, che il tema è delicato per la sua maggioranza e sa che deve essere affrontato con diplomazia e pazienza. «Con calma, prima facciamo la legge elettorale, poi parliamo di par condicio», ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano quali fossero le sue intenzioni rispetto ad una riforma che non piace proprio all'Udc e sembra non convincere neanche il Quirinale. Scenario delle precisazioni del premier è Samsun, località contadina sulla costa del Mar Nero salita alla ribalta grazie al colossale progetto «Blue Stream» che vede l'Eni nel fondamentale ruolo di gestore dell'iniziativa. Si tratta di un imponente gasdotto che permetterà di trasportare, quando sarà a regime nel 2010, ben 16 miliardi di metri cubi di gas all'anno dalla Russia alla Turchia. Un business colossale. Ecco perché ieri a Samsun si sono ritrovati per un giorno insieme Berlusconi, il presidente Russo Vladimir Putin ed il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Un inedito summit trilaterale che ha permesso a Roma, Mosca ed Ankara di stringere ulteriori importanti accordi su gas e petrolio. E che non ha impedito a Berlusconi di fare il punto sulla situazione politica di casa nostra. Il premier ha mostrato il consueto ottimismo («devoluzione o non devoluzione, si vince comunque») e ha ironizzato sulla situazione di Clemente Mastella che, a suo avviso, vorrebbe cambiare casacca ma sarebbe di fatto prigioniero dell'Unione. «Sapete meglio di me come stanno le cose», premette Berlusconi per poi affondare la stoccata attraverso una storiella: «Mastella è nella situazione di quel capitano che telefonò al suo maggiore e gli riferì: "Ho catturato 22 soldati nemici". E il maggiore gli disse: "Portali subito qui". E il capitano replicò: "Non mi lasciano venire"...». Incassata la fiducia sulla devolution, il presidente del Consiglio ha tirato fuori un nuovo sondaggio sulle prossime elezioni politiche, secondo il quale la Casa delle libertà sarebbe ormai «alla pari» con il centrosinistra: entrambe le coalizioni avrebbero il 48 per cento. Qualche parola anche per la devolution, «una modifica della Costituzione che — ha spiegato — riguarda una razionalizzazione di ciò che devono fare le Regioni e che interessa l'organizzazione sanitaria e quella scolastica». Scuola e sanità, secondo il presidente del Consiglio, sono «due attività che sono state regolate molto bene» dal governo ed è «giusto che siano di responsabilità delle Regioni». Dall'Italia, dove sono subito arrivate le dichiarazioni del presidente del Consiglio, ha risposto Clemente Mastella: «Sono e resto un uomo libero, quindi è difficile farmi prigioniero». «Chiunque ci prova o ci abbia provato — ha concluso Mastella — è rimasto sorpreso dalla mia, anzi dalla nostra, capacità di sfilarci da ogni catena». Ma a Berlusconi ha replicato anche Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le autonomie, invitando il premier a «fare chiarezza» sull'alleanza della Cdl col suo partito che per ora, ricorda Rotondi, non appartiene ad alcuna coalizione. «Prendiamo atto — ha affermato Rotondi — che Berlusconi dà la sua coalizione al 48 per cento grazie anche al 2 per cento della Democrazia Cristiana». «Non ho difficoltà — ha assicurato Rotondi — a far conteggiare il mio partito nella Casa delle libertà, purché si formalizzi che ne fa parte: per ora siamo fuori dal governo e dai vertici politici della Cdl».

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