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Ma le Regioni si preparano alla rivolta contro la riforma

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Da Agazio Loiero e Antonio Bassolino, governatori della Calabria e della Campania, sono venute le prime risposte operative contro la riforma. Loiero si attiverà, sulla base del secondo comma dell'art. 138, perchè ci sia subito la richiesta di cinque consigli regionali per un referendum abrogativo. Non è da meno Bassolino: «La riforma approvata dal Polo - spiega Bassolino - porta con sè confusione e caos istituzionale. La devolution, poi, è l'opposto di un federalismo giusto e solidale. Ma per fortuna queste norme non entreranno mai in funzione. Il referendum, come siamo certi, le bloccherà». La giunta della Campania parteciperà alla raccolta di firme organizzata dal comitato presieduto da Oscar Luigi Scalfaro e, nello stesso tempo, si attiverà, come la Calabria, per promuovere un referendum di iniziativa regionale. «Siamo fiduciosi - ha aggiunto Bassolino - che ben più di cinque regioni, sia del Sud che del Centro-Nord, chiederanno il referendum». Sul mancato spirito bipartisan della riforma si è soffermato Piero Marrazzo il quale ha definito «un errore ogni riforma costituzionale votata da una sola parte politica». «Le regole e gli ordinamenti generali sono di tutti e per cambiarli occorre il massimo del dialogo e il massimo del consenso possibile». Con la riforma deliberata dal Senato «stride il ricordo dei costituenti - ha aggiunto il governatore del Lazio - che nel dopoguerra, pur provenendo da culture politiche, diverse e opposte, lavorarono insieme e trovarono punti di convergenza alti nell'interesse della nazione». È un'Italia «più slabbrata e ingovernabile» quella che secondo Veltroni è stata disegnata dalla riforma della Cdl. In particolare, il ruolo di Roma viene limitato «a quello di capoluogo regionale».

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