La Cdl sente profumo di vittoria
Sguardi e applausi sono tutti per lui, lo vigila la moglie Manuela, inseparabile compagna degli ultimi anni faticosi, lo abbracciano i figli Roberto Libertà e Sirio Eridanio. I senatori leghisti dall'emiciclo applaudono, Calderoli e Maroni si abbracciano sventolando fazzoletti verdi. Il premier Silvio Berlusconi, amico leale, guarda commosso e commenta: «Ora sono ancora più sicuro di vincere». Ma intanto è Bossi che fa vincere alla Lega una guerra durata vent'anni. La devolution ottiene l'ultimo via libera del Senato, con 170 sì (8 sopra il quorum della maggioranza assoluta) e 132 no. E non importa se c'è chi già guasta la festa annunciando nuove battaglie, come fa l'opposizione brandendo l'arma del referendum confermativo («Non ne ho nessuna paura», replica Bossi). Non importa se in Aula si grida al colpo di mano e se Romano Prodi promette di cancellare una riforma «contro l'interesse del Paese, che cambia radicalmente volto alla Repubblica e alla democrazia italiana». La mono-partisan riforma federalista diventa legge nel gran finale in diretta tv. E la Carta del '48, la Costituzione della neonata democrazia italiana, diventa carta straccia in oltre 50 dei suoi articoli, con il trasferimento di poteri centrali dello Stato alle Regioni, un premierato forte e un capo dello Stato garante dell'unita federale, fine del bicameralismo perfetto, tagli all'organico di deputati e senatori, nuovo iter per le leggi. Subito dopo il voto, Marco Follini, si pronuncerà per la libertà di voto al referendum, «per smilitarizzare» quella consultazione, come fece la Dc nel '46 di fronte al bivio monarchia-repubblica. An vota a favore ma sventola la bandiera dell'interesse nazionale, clausola voluta dalla destra per impedire il varo di leggi regionali in contrasto con l'interesse dello Stato. Forza Italia, con Renato Schifani, pronuncia in aula il suo sì alla «storica riforma». E Giulio Tremonti, amico fedele di Bossi, spiega a tutti che «la devolution è un successo dell'Italia». Alla fine la Cdl vota compatta e velenoso Dario Franceschini della Margherita chiosa: «Oggi la cambiale di Bossi va all'incasso». Il Senatur, intanto, annuncia il sì della Lega alla legge elettorale: «Che dobbiamo fare - allarga le mani Bossi - siamo in una coalizione...». E Berlusconi conferma, il testo passerà a Palazzo Madama nello stesso testo approvato alla Camera.