Finanziaria, spunta il concordato di massa
Dopo che il ministro Tremonti ha più volte chiuso le porte al condono fiscale, il responsabile Fisco di An, Maurizio Leo, ha annunciato ieri la presentazione di un emendamento con il concordato che, ha spiegato, potrebbe dare un gettito di 3 miliardi di euro, il che permetterebbe di eliminare alcune misure del decreto fiscale e della Finanziaria vera e propria non gradite dalle imprese. Giulio Tremonti resta comunque fiducioso sulla sua Finanziaria. Ieri al Senato il ministro ha detto che «la Camera dovrebbe approvarla solida, veloce e presto». Voci sulla volontà di alcuni parlamentari della Cdl di riproporre il condono fiscale erano state riprese martedì da alcuni quotidiani. Ma ieri mattina sono arrivate le smentite da parte di Daniela Santanchè (An) e di Guido Crosetto (FI). A smuovere le acque ci ha pensato però Leo il quale ha preannunicato un proprio emendamento al decreto fiscale o alla Finanziaria con il concordato fiscale di massa. «Io lo presenterò — ha detto — poi vedremo come va il dibattito; spetterà al governo valutare e decidere. Ma è chiaro che non è un ultimatum. Però è una misura che darebbe un gettito di 3 miliardi che potrebbero essere usati per correggere alcune imprecisioni del decreto fiscale che riguardano le imprese». Insomma soldi preziosi per rivedere le norme sugli ammortamenti di avvio attività, che Confindustria ha chiesto di cancellare e sulle quali oltretutto ieri il Servizio Bilancio della Camera ha sollevato dubbi su una possibile sovrastima delle sue entrate. «Il concordato di massa — ha tenuto a precisare l'esponente di An — non è un condono, ma un accertamento con adesione di massa, e cioè che riguarda la generalità dei contribuenti autonomi e delle imprese». Insomma si tratta di «una misura che già oggi gli uffici finanziari possono adottare per il singolo contribuente, e che con l'emendamento diventa generalizzata». Il responsabile fisco di An non teme la bocciatura da parte di Bruxelles, che ha chiesto di evitare le «una tantum». «Questa — ha replicato Leo — non è una "una tantum", bensì una misura di accertamento. Ovviamente dà un'entrata che non è strutturale e quindi il gettito andrà usato per coprire spese "one off" (cioè non strutturali ndr)». Con ogni probabilità Leo dovrà presentare il proprio emendamento non al decreto ma alla Finanziaria vera e propria, il cui esame comincerà martedì prossimo alla commissione Bilancio della Camera. Infatti il governo, con il sottosegretario Teresa Armosino, ha ieri preannunciato l'intenzione di non modificare il decreto fiscale, in modo da farlo approvare definitivamente da Montecitorio la prossima settimana, dopo il sì del Senato. Le commissioni Finanze e Bilancio hanno cominciato ieri mattina ad esaminare il decreto ma non sono quindi prevedibili grandi novità. C'è tuttavia da rilevare che il Servizio Bilancio della Camera ha sollevato riserve sulla fattibilità sia di alcuni tagli indicati, sia sulla esistenza di alcune entrate. Novità potrebbero invece intervenire nella Finanziaria. A parte il concordato fiscale e il condono agricolo, c'è tutto il capitolo enti locali. Alla luce della sentenza della Consulta di lunedì, andranno eliminate le indicazioni troppo puntuali sulle singole voci che i Comuni dovranno tagliare nei propri bilanci. A quel punto più d'uno, nel centrodestra, vorrebbe una riconsiderazione complessiva specie per quel riguarda i Comuni, i cui trasferimenti complessivi vengono tagliati dalla Finanziaria del 6,7%. Se si troveranno delle entrate certe si aprirà la discussione, altrimenti Tremonti non ha alcuna intenzione di recedere dalla sua impostazione.