«Mettiamo insieme le nostre energie»
Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia, respira ancora un po' dell'entusiasmo degli ultimi giorni. Un entusiasmo impensabile negli ambienti di Forza Italia appena un mesetto fa. Allora si dava per certa la sconfitta. Ora il leit motiv è diventato: «Ce la possiamo fare». Onorevole, che cosa è accaduto in queste ultime settimane? «Fatti nuovi che hanno rimesso in moto il movimentismo tipico di Forza Italia». In che senso? «Forza Italia ha un aspetto fortemente spontaneistico che sembrava essersi bloccato. E adesso si è rimesso in moto e avrà un effetto trascinante». E perché si è rimesso in moto? «Perché comincia a tirare la stessa aria del '94. Ricorda allora? Sembrava certa la vittoria della sinistra. La "gioiosa macchina da guerra" di Occhetto. E fu chiaro che sarebbe avvenuta una dura occupazione del potere. Gli italiani dissero di no. Anche questa volta sarà così». Ne è sicuro? «Penso di sì. Le dinamiche sono quelle. La prosopopea di Prodi è la stessa di allora, l'arroganza, le parole astiose, il ritenersi superiore sono gli stessi elementi di undici anni fa. L'Unione crede di aver già vinto, usa la stessa denigrazione dell'avversario, lo stesso atteggiamento che punta ad umiliarlo». Il centrosinistra ha rimesso in moto il centrodestra? «Perché il nostro elettorato è sempre più distratto nelle elezioni amministrative, ma è pronto a ritornare in campo quando è in gioco una partita così decisiva. Insomma, se si tratta di vita o di morte». Addirittura? «Era una battuta, ovvio. Ma è chiaro che se Prodi vincerà si correrà il rischio di un'occupazione quasi totale del potere. Ora, il centrosinistra controlla già gran parte dei Comuni e delle Regioni. Se conquistasse anche il governo del Paese sarebbe un vero regime. E di questo gli italiani cominciano ad aver paura». Hanno paura degli avversari, ma non approvano il governo? «Adesso ci apprestiamo a varare anche la devolution: credo che nessun governo nella storia abbia fatto tante riforme. Poi ci sono aspetti che toccano il cervello e soprattutto il cuore e la pancia dei nostri». Che cosa l'ha convinta? «La scorsa settimana c'è stata la manifestazione della festa della libertà e sono venute al Palazzo dei Congressi ottomila persone. Qui a Roma il partito era dato per morto e invece s'è visto quasi fisicamente che è vivo, vegeto e anche in forma. E poi abbiamo avuto Sorrento, con duemila ragazzi pronti a impegnarsi. In mezzo, c'è stato l'avvio del motore azzurro che sarà il cuore pulsante della nostra campagna elettorale». Si tratta però di pezzi diversi, non è solo Forza Italia? «Non sono pezzi tra di loro alternativi. Anzi, sono complementari, svolgono ruoli diversi e coprono spazi assai ampi». Forza Italia, Motore azzurro, Circoli di Dell'Utri: non le sembra che siano tre pezzi che viaggiano a velocità diverse? «E devono viaggiare in modo differente perché hanno ruoli diversi. Oltre a queste esistono anche altre realtà associative. In mezzo c'è la struttura del partito che deve coordinare il tutto. L'importante è che tutte le energie siano assieme perché alla fine sono soggetti che giocano la stessa partita». Onorevole, i cattolici di Forza Italia protestano e reclamano più spazio attraverso una lettera ad «Avvenire». Che cosa risponde? «Anzitutto non è stata una lettera dei cattolici. Ma la lettera di Roberto Rosso, che senz'altro è cattolico, ma è uno». D'accordo, ma comunque era una protesta? «Il vero miracolo di Berlusconi è stato quello di creare una formazione politica in cui coesistono tutti i filoni culturali moderati: dai cattolici ai liberali, passando per socialisti e laici. Per questo la conflittualità non ha senso. Evitiamo di farci del male proprio adesso». L'iniziativa di Dell'Utri, tuttavia, è stata un successo. Di più di altre manifestazioni anche del recente passato... «E non posso che rallegrarmene. Bravo Marcello che ha messo in campo fantasia e cultura. Bravi anche quei ragazzi. Tra l'altro, Dell'Utri è anc