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Era la mattina del 14 luglio quando i tre «colonnelli» di Alleanza Nazionale furono ascoltati e registrati ...

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Pochi minuti prima erano usciti dalla sede del Tempo, palazzo Wedekind, dove si era svolta una riunione sul partito unico del centrodestra. I tre, incuranti del fatto che ci fossero persone sedute accanto a loro, fecero un vero e proprio «processo» al loro capo, accusato di «essere malato» di non essere più in grado di prendere decisioni nel partito e nel governo. Le loro dichiarazioni, pubblicate il giorno dopo sul nostro giornale, scatenarono un vero e proprio terremoto nel partito. Gianfranco Fini, furibondo, telefonò a La Russa e a Matteoli chiedendo le loro dimissioni. Il leader di An si sentì tradito proprio da coloro nei quali aveva riposto tutta la sua fiducia. E si sentì doppiamente tradito perché la sera prima, a poche ore da quella chiacchierata, c'era stata invece una riunione dei principali esponenti di Alleanza Nazionale nella quale tutti si erano schierati con Fini, garantendo la loro lealtà e garantendo di mettere da parte liti e conflitti dopo settimane di polemiche e confronti infuocati

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