An riscopre la Cirielli «È di destra»
Gli esponenti del partito di Fini l'avevano ripudiata, rifiutata, criticata. E il suo promotore, Edmondo Cirielli, deputato salernitano di An, l'aveva persino disconosciuta chiedendo ai giornalisti di definirla «ex Cirielli». Ora, dopo gli emendamenti che escludono i processi in corso, del testo è rimasta la parte «dura e pura», quella che inasprisce pesantemente le pene per i recidivi e riduce la concessione delle attenuanti. Così, se Gianfranco Fini - prima delle modifiche - s'era limitato a dire che era una «buona legge», il primo a suonare il nuovo corso è Ignazio La Russa: «È stato sbugiardato chi diceva che era ad personam». Poi è la volta di Francesco Storace: «La cosiddetta legge ex Cirielli ha casomai allungato, proprio su proposta di An, i tempi di prescrizione per i reati riguardanti i disastri di tipo ambientale, e comunque di natura colposa». Persino un garantista di An come Enzo Fragalà scende in campo della legge sebbene sia stata tolta la parte meno giustizialista: «La disonestà intellettuale del centrosinistra è tutta nelle parole di Piero Fassino che spudoratamente continua a fingere di non sapere che la legge sulla prescrizione è cambiata». Ancora più esplicito Italo Bocchino che è intervenuto con un editoriale su L'Indipendente: «Così com'è, ci piace. E per almeno tre ragioni». E spiega: «Punto primo, perché è una legge di destra. Intendo dire culturalmente e politicamente. In quanto colpisce in maniera implacabile i professionisti del crimine. Coloro, cioè, che compiono abitualmente reati entrando ed uscendo dal carcere. Stiamo parlando di un 10% di pregiudicati che compie circa l'ottanta percento dei reati. Questa norma va a stroncare proprio il meccanismo delle sliding doors in favore di chi, già recidivo, si macchia di nuovi crimini». Bocchino aggiunge: «Punto secondo, la norma in materia di "attenuanti generiche" introduce nel codice penale principi giusti e civili. La sacrosanta inflessibilità verso gli habitué del crimine fa il paio con la pietas nei confronti di chi sbaglia una sola volta nella vita e può essere facilmente reinserito nella società. Dunque, faccia feroce per i criminali, benevolenza verso chi non ha precedenti penali». Infine, il terzo punto: «La ex Cirielli prevede tempi certi e stringenti per la prescrizione e meno discrezionalità da parte dei giudici nella concessione delle attenuanti generiche. In particolare, la questione della prescrizione ha sollevato non poche critiche, facendo addirittura adombrare il rischio di un amnistia classista e mascherata. Così non è. Il testo della Cirielli, su questo aspetto, è in linea con i lavori della commissione Nordio e Grosso - quest'ultima incaricata della riforma del codice penale durante i governi dell'Ulivo -. Quello cioè della certezza della pena e della riduzione della durata dei processi». Infine Bocchino chiede di aprire un piccolo concorso: come la chiamiamo adesso la nuova legge? E suggerisce: forse meglio togliere il vecchio ex e rinominarla Cirielli e così ce la riprendiamo. Una svolta che è apparsa abbastanza netta. Meno di un mese fa fu proprio Fini, spalleggiato da Casini, a frenare Berlusconi che chiedeva di premere sull'acceleratore delle riforme, insistendo proprio sulla Cirielli. Il leader di An e il presidente della Camera spinsero per lo slittamento del provvedimento. E ancora prima, ad inizio ottobre, la destra arrivò a dilaniarsi sulla legge. Lo stesso Cirielli disse che non l'avrebbe votata, e La Russa esclamò confortato: «Incomprensibile». Il capogruppo alla Camera fu costretto anche a tenere una conferenza stampa per spiegare che quel testo non serviva a salvare Previti. E così è stato.