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I prodiani contro Casini, Forza Italia lo difende

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Con questa esortazione finale, il vice presidente dei deputati della Margherita Franco Monaco ha rinnovato l'accusa al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini di predicare il rispetto per gli avversari salvo poi fare il contrario. Già due giorni fa Monaco aveva parlato di «stucchevole retorica bipartisan» del presidente della Camera, ma la frase era passata inosservata. Ieri invece un apprezzamenti simile ha fatto saltare la mosca al naso a più di un esponente del centrodestra, che hanno visto dietro le parole del parlamentare della Margherita lo stesso leader dell'Unione Romano Prodi. Il primo a reagire, forse anche visti i nuovi buoni rapporti tra centristi e azzurri, è stato un esponente di Forza Italia: Francesco Giro. Il quale che, prima ancora di manifestare la solidarietà del partito del premier Italia al presidente della Camera, ha indicato Franco Monaco come colui che «parla in nome e per conto di Romano Prodi». Sulla stessa falsariga anche il senatore dell'Udc Maurizio Ronconi, che ha descritto Monaco come «testa di cuoio della sinistra». Dando una spiegazione tutta politica dell'attacco «a freddo» contro il presidente della Camera. Pier Ferdinando Casini, secondo Ronconi, «ha l'unica colpa di confinare, con la sua moderazione, Prodi verso l'estrema sinistra». La ratio della dichiarazione di Monaco, quindi, per Ronconi sta nella preoccupazione di Prodi che gli italiani vedano «nella moderazione e nella disponibilità di Casini l'alternativa al movimentismo radicale e massimalista di Prodi e di quella parte di ex democristiani definitivamente persi nelle braccia della sinistra riformista ma anche ex comunista». Meno politologica la spiegazione che il presidente dei deputati dell'Udc Luca Volontè ha dato «alla ennesima invettiva del Monaco di Prodi». Monaco, secondo Volontè, è «interprete ufficiale della violenza di Prodi e della nervosa cattiveria del suo entourage». E Prodi? «Un sofferente predicatore di odio per il nemico». E conclude: « «Già Monaco ha preso il nome di censore e inquisitore. Deve rammentare di non usare parole che ridicolizzano e offendono lui stesso». Gli attacchi non sembrano tuttavia aver preoccupato Monaco, che parafrasando un celebre motivo degli anni '60 ha rintuzzato: «Evidentemente la verità fa male». «Gli scudieri di Casini - aggiunge -, tanto prodighi di contumelie, non sono in condizioni di dire una sola parola sulla sostanza, e cioè sulla primaria responsabilità del presidente della Camera nel produrre una rottura senza precedenti: quella della prepotenza di una legge elettorale confezionata su misura per sè e la sua parte politica e contro l'opposizione». Ma, a sorpresa, scende in campo a difesa di Casini anche Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le autonomie, che sino a pochi mesi fa non avva buoni rapporti con l'Udc, partito dal quale era uscito in forte polemica. «Il presidente della Camera non è un eunuco - spiega Rotondi -, ma un politico con le sue idee e la sua autonomia, e bisogna smetterla, una volta per sempre, di usare la sua carica istituzionale per neutralizzare il contributo che egli può dare a questa stagione politica». «Lo dice uno come me - sottolinea Rotondi - che potrebbe avere anche qualcosa da perdere dal protagonismo politico di Casini. Aggiungo che su una questione delicata come la vicenda Iraq ha ragione da vendere, e anche sulla grande coalizione fa bene a stimolare i Poli a combattere civilmente, piuttosto che a insultarsi e sognare pasticci che non servono all'Italia».

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