Appello del governatore di Nassiriya. Martino: «Il nostro impegno non diminuirà»
Un concetto che il governatore di Nassiriya Aziz Kadum Aluan Al Ohely, ha rilanciato ieri durante la cerimonia per la commemorazione delle vittime della strage dei 12 novembre 2003 alla quale ha partecipato il ministro della Difesa Antonio Martino. «Abbiamo bisogno della presenza dei soldati italiani — ha detto il governatore — Il ritiro deve essere graduale e concordato con il governo centrale, in modo che non ne risentano la stabilità e la sicurezza della provincia». Per il governatore è dunque ancora presto parlare di ritiro completo delle truppe: «Se i soldati italiani andassero via adesso — ha affermato — ci sarebbero problemi, il rischio di anarchia e la provincia potrebbe diventare rifugio di terroristi. In questo modo tutto quello che è stato fatto finora dagli italiani verrebbe meno». Preoccupazioni che Antonio Martino — che dopo aver raggiunto la sede del governo, a Baghdad, a bordo di un elicottero Black Hawk americano e tra severe misure di sicurezza, ha parlato per oltre mezz'ora con Jaafari — ha subito dissipato, rassicurando gli iracheni: «Non ce ne andremo via un minuto prima del necessario. Questa missione non è a tempo indeterminato e un giorno finirà, ma un fatto è certo: non la lasceremo a metà e il nostro impegno, anche con una riduzione di uomini, non diminuirà». La frase che più di tutte aspettava il governatore di Nassiriya. Ma anche Al Jaafari al termine dell'incontro, ha ringraziatoo «il ministro per la disponibilità manifestata». Ai soldati italiani di Antica Babilonia Aziz Kadum Aluan Al Ohely ha inveceespresso tutta la sua gratitudine e il suo apprezzamento. «Oggi - ha detto il rappresentante della provincia di Nassiriya parlando davanti ai militari schierati - ricordiamo i nostri fratelli italiani caduti nella strage e i nostri figli caduti insieme a loro in questo atto terroristico. Il sangue versato insieme fa capire quanto le forze italiane stanno lavorando per questo Paese. Grazie dunque al popolo italiano al governo, e al premier Berlusconi per quanto hanno dato a questo Paese».Dopo aver raggiunto la sede del governo, a Baghdad, a bordo di un elicottero Black Hawk americano e tra severe misure di sicurezza, Martino ha parlato per oltre mezz'ora con Jaafari. Poche ore prima il presidente iracheno Jalal Talabani, intervistato della rete televisiva britannica Itv television aveva espresso le stesse preoccupazioni: un ritiro immediato dall'Iraq delle forze della coalizione sarebbe «catastrofico» e condurrebbe alla guerra civile con gravi conseguenze per tutto il Medio oriente «e noi perderemmo quello che abbiamo fatto per liberare l'Iraq dalla dittatura». Il presidente ha spiegato che gli iracheni non si augurano che le truppe straniere restino indefinitamente nel Paese e che a suo parere le forze irachene devono essere pronte a prendere il posto di quelle britanniche nel sud intorno a Bassora verso la fine del prossimo anno, ma ha chiesto alle nazioni che compongono la coalizione, guidata dagli Stati Uniti, di coordinarsi strettamente con le autorità irachene perché il ritiro sia graduale e preveda varie tappe. Sul piano interno il presidente iracheno, che ieri ha concluso la sua visita in Italia, ha detto di temere un aumento della violenza in Iraq prima delle elezioni legislative che si terranno il 15 dicembre, sostenendo però che gli insorti non arriveranno a influenzarne il risultato.