IL DG DELLA RAI MEOCCI
Sono alcuni dei giudizi espressi dal direttore generale della Rai Aldredo Meocci in una intervista pubblicata ierii dal quotidiano della sua città, l'Arena di Verona, città dove, spiega, «ho imparato a lavorare sodo, che dopo i risultati arrivano da soli». Nell'intervista Meocci parla a ruota libera della Rai, dei suoi programmi, dei possibili progetti futuri, della sua ricetta e della «satira a senso unico» che costituisce a suo avviso «un problema culturale» nel nostro paese. Parlando di Rockpolitik, Meocci ha spiegato che «era evidente che se chiami Celentano non ti fa un programma camomilla. Era da mettere in conto che avrebbe fatto un programma a 360 gradi». Secondo Meocci «è importante averlo fatto, perché resterà negli annali della Rai. Celentano è un grande artista alla fine della carriera e Rockpolitik è come un gioiello di famiglia per la Rai». Un programma nel quale il dg della Rai ha spiegato la propria presenza come «dettata solo da un grande slancio emotivo. Sono un ragazzo della via Gluck», ha aggiunto. Nel confrontare la sua presenza al programma di Celentano con quella al programma di Fiorello, Meocci ha osservato: «Mi sono emozionato di più da Celentano e mi sono divertito di più da Fiorello. Il programma di Celentano è stato più politick che rock, e lui dà il meglio di sè quando canta». A Celentano Meocci ha rimproverato di aver «ecceduto con gli attacchi all'azienda e le polemiche sulla libertà. Lui è stato la dimostrazione che la Rai è un'azienda libera». Quanto a Fiorello «fa televisione in radio. È unico. Nonostante alcuni buoni programmi Radiorai va comunque svecchiata e modernizzata. E dovrebbe dare di più come ricavi pubblicitari». A questo proposito, rispondendo ad una domanda, Meocci ha detto che a Benigni offrirebbe un programma «volentieri, sarebbe solo una questione di costi e ricavi. La Rai non può permettersi un altro Rockpolitick che costa 22 miliardi di lire e ne incassa un quinto perchè Celentano non vuole la pubblicità». A Crozza, invece, il dg della Rai darebbe un programma «se mi offrisse un varietà diverso dai soliti». «C'è un problema culturale in Italia — ha aggiunto — la satira a senso unico». Alla concorrenza Meocci strapperebbe Mike Bongiorno («Ci stiamo già lavorando»), mentre è soddisfatto sia di Pupo («è l'identificazione del cittadino italiano normale») che di Baudo, contrapposto in modo vincente a «Serie A» di Mediaset. Scelta che il dg della Rai ha così spiegato: «Ho pensato che le nuove tecnologie, le nuove televisioni tematiche stanno rimescolando le carte in tavola. I supertifosi trovano di che soddisfarsi nei canali specialistici satellitari o terrestri, ma restava una vasta platea televisiva interessata forse ai risultati, ma anche e soprattutto allo spettacolo. Abbiamo fatto una controfferta e abbiamo vinto perchè dall'altra parte hanno mescolato le carte, mettendo insieme spettacolo e calcio». Alla domanda se è stato un cattivo investimento di Mediaset, Meocci risponde «questo lo dice lei...io non entro nelle scelte degli altri».