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Fini ci crede «Vinciamo col tridente»

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Non è un motto di spirito, ma l'ultima allegoria inventata dal Vicepresidente del Consiglio, che a Milano, durante il suo comizio in un Teatro Smeraldo stracolmo, indica alla CdL con una metafora calcistica la strada che porta alla vittoria alle prossime elezioni del 9 aprile. Già, perché il Ministro degli Esteri alla vittoria ci crede, eccome. Ed eccolo il tridente della formazione politica di Fini: lui, Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini. «Ci circonda una certa credibilità - afferma dinanzi alla platea milanese Fini - che mi porta a dire che possiamo vincere le elezioni». Ed ecco che il Vicepremier prende in prestito l'idioma dello sport della pedata per far capire agli elettori di Alleanza Nazionale il suo pensiero, anzi di più, il suo credo: «Permettetemi una metafora calcistica: con Silvio e Pier Ferdinando metteremo in piedi un attacco a tre punte». Metafora che serve anche per tagliar corto sui problemi di leadership all'interno della Casa delle Libertà, leadership tante volte messa in discussione nell'ultimo anno di legislatura soprattutto dall'Udc e dal suo ex segretario Marco Follini: «Saranno gli elettori a decidere chi vincerà la classifica dei cannonieri». Come dire: adesso basta con le polemiche, andiamo al voto e al leader del partito della coalizione che prenderà più consensi andrà anche la guida della nuova Casa dei Moderati, il cui patto di costituzione è stato firmato martedì scorso da An, FI e Udc e che avrà i natali proprio all'indomani della consultazione elettorale. In un intervento durato oltre un'ora e mezza, il leader di An arringa verso la folla, toccando diversi temi di attualità e ribadendo convintamente che «nel prossimo governo ci vorranno più uomini e più donne di Alleanza Nazionale. Sarà un esecutivo che faremo insieme perché dopo aver governato per cinque anni non si può andare da un'altra parte. Per noi di destra la lealtà è un valore». Un'ulteriore svolta a destra, quella di Fini, che vuole tranquillizzare base e vertici del partito: la fedeltà ultradecennale a Berlusconi nella prossima legislatura porterà An ad essere ancor di più forza di governo. Perché Fini, a una sconfitta della CdL, non vuol proprio pensare: «Se ci crediamo, se ci impegnamo, se ci lavoriamo possiamo vincere le prossime elezioni politiche». E per vincere serve unità d'intenti, agire come un sol uomo pur valorizzando le peculiarità di ogni singolo partito della coalizione. Di qui il richiamo alla lealtà, valore di destra che deve accomunare tutte le forze di centrodestra, Udc compreso. E Fini, pur defilandosi sul tema della riforma della legge sulla par condicio («Non è né un totem o un tabù né un'urgenza, discuterne laicamente dopo il passaggio al proporzionale è nell'ordine delle cose»), «apre» alla Moratti sindaco di Milano, al bonus famiglia, alla Devolution e alla riforma delle pensioni. Segno evidente di voler serrare le fila della CdL in vista delle Politiche. Ne ha per tutti, Fini, soprattutto per la sinistra: «Ci accusano di aver trasformato l'Italia in un regime. Ma in quale regime si può attaccare il governo in diretta tv?» Il comizio di Milano evidenzia un'Alleanza Nazionale più vivace che mai in Lombardia, come ribadisce Cristina Muscardini, presidente della delegazione di An a Strasburgo: «Il tir di Fini qui ha riscosso grande consenso, segno di voglia di crescita. La Casa dei Moderati è un soggetto unitario che garantirà apertura verso le nuove condizioni sociali del Paese. L'Udc? Credo fermamente nella lealtà di tutti i partiti della CdL, a maggior ragione ora che si va inesorabilmente verso un soggetto politico unitario. L'incontro tra Bossi e Fini - che ieri si è detto intenzionato a porre la fiducia sulla legge sulla droga - testimonia l'unità d'intenti nella coalizione: la Devolution è una legge dello Stato che salvaguarderà l'unità nazionale».

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