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L'arringa di Previti

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«Lotterò dal carcere»

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Lo hanno attaccato. Hanno detto che questa legge, la ex Cirielli, era fatta a posta per salvarlo. Hanno detto che era l'ennesima legge per evitargli la condanna. Hanno detto che era una vergogna, uno scandalo e hanno appiccicato addosso a questa legge al suo nome qualunque tipo di ingiuria. Cesare Previti, stavolta, è sbottato. In aula. A Montecitorio. Sulla ex Cirielli, la legge che nella notte si avviava verso l'aprovazione finale. Ha preso la parola ed è stato davvero difficile finanche parlare perché dai banchi dell'opposizione lo hanno interrotto di continuo, continuando a far volare nell'aula della Camera insulti e minacce. Ma Previti ha parlato attaccando: «Sono certo che la mia innocenza sarà riconosciuta nel merito. Se così non dovesse essere, se a spuntarla sarà la giustizia politica che ha operato in questi anni, continuerò a combattere la mia battaglia da dentro il carcere», ha concluso tra gli applausi della maggioranza. Ma che cosa aveva detto prima? L'esponente di Forza Italia aveva cominciato dicendo che «troppe volte, fuori e dentro quest'aula, il mio nome è stato speso con disprezzo, in modo offensivo, con il solo intento di demonizzare una legge, un intervento, una dichiarazione. "Salva Previti", nell'accezione comune del centrosinistra e di certa stampa, che è libera solo di insultare, è ormai diventata un'aggettivazione che evoca qualcosa di immorale, di scandaloso, di vergognoso...». E ha subito aggiunto: «Il mio nome ed il mio cognome li porto in giro per l'Italia e li ho portati in giro per il mondo con fermezza e orgoglio: la fierezza di chi sa di avere sempre lavorato con serietà, capacità, successo e onestà; l'orgoglio di chi si sta tenacemente confrontando, da nove anni, con una persecuzione politica certificata persino da questa Assemblea, quando i numeri parlamentari sorridevano al centrosinistra». Ha ricordato quando nella scorsa legislatura l'alora magigoranza respinse la richiesta di arresto per lui. Quindi Previti ha accusato, senza mai nominarla, Stefania Ariosto, la teste che ha fatto scattare l'inchiesta e il processo a suo carico. «Solo qualche giorno fa - ha detto il deputato azzurro -, di fronte alla paurosa prospettiva - per lei, - di una condanna per calunnia, questo teste ha ammesso ciò che io dico fin dall'inizio di questa penosa vicenda: è stata eterodiretta per portare avanti per conto terzi la sua menzogna, prima come confidente e poi come testimone. Sono sue parole! In una situazione di normalità giudiziaria basterebbero queste pur tardive ammissioni per dichiarare conclusi i miei processi». Previti ha successivamente affermato di non volere una legge per sé: «Comunque sia, comunque vada, io non ho bisogno della legge sulla prescrizione. Non la voglio per me. Non voglio che essa venga accostata al mio nome, come dimostra la lettera che scrissi al Presidente del Senato, chiedendogli di sospendere l'esame fino alla conclusione della mia vicenda processuale». «Tuttavia, ritengo l'ex Cirielli una buona legge - ha sottolineato -, un provvedimento che interessa migliaia di cittadini e che interviene per riparare agli enormi guasti provocati dalla discrezionalità del giudice nel determinare i tempi della prescrizione, addirittura fino al loro raddoppio o dimezzamento». Tra gli appalusi del centrodestra ha detto che «la storia processuale italiana è piena di evidenti casi di disparità di trattamento, a seconda del giudice che si ha davanti, a seconda, addirittura, della simpatia o dell'antipatia o della condizione sociale dell'imputato e non del suo stretto caso personale». L'esponente di Forza Italia, che è stato avvocato di Silvio Berlusconi, ha evidenziato come «questa legge cerca di dare certezza alla pena e al tempo della prescrizione. Ma, poiché il provvedimento avrebbe potuto riguardare anche me, una legge assolutamente giusta e doverosa si è trasformata per l'opposizione nella peggiore delle leggi possibili. L'opposizione è disposta a calpestare i diritti di tanti italiani pur di colpire Cesare Previti». Non è ma

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