Stanno tornando i cattivi maestri
In Veneto un rettore che fa le barricate contro il governo. Come trent'anni fa
Le ostilità furono aperte, nel 2005, dal Rettore Vincenzo Milanesi, il 17 febbraio, all'inaugurazione dell'anno accademico. In platea nemmeno un rappresentante del governo, vista l'aria che tirava. E in effetti, dal pulito accademico il Magnifico Rettore sferrò a lungo attacco contro il testo di legge delega proposta dal ministro Moratti in tema di stato giuridico dei docenti, «particolarmente - tuonò Milanesi - in ordine alla non accettabile messa ad esaurimento degli attuali ricercatori universitari e all'ennesima pretesa di una riforma a costo zero». Poi partirono attacchi al governo, contro il taglio dei finanziamenti alla docenza, alla ricerca, alla gestione dell'intero comparto accademico da parte dell'esecutivo Berlusconi. Del resto la storia personale di molti dei docenti dell'Università di Padova racconta di un preciso orientamento politico, fatto proprio, peraltro, anche dagli studenti, visto che a Padova negli ultimi mesi si è verificato il maggior numero di occupazioni per protestare contro la riforma Moratti. Si narra che una sera il Magnifico Rettore sia entrato in una delle facoltà occupate ed abbia augurato la "buona notte" agli studenti… Lo stesso relatore della tesi anti-berlusconiana, il docente di Scienze Politiche Giorgio Carnevali, opera a stretto contatto con l'intellighentia di sinistra che si rifà alle posizioni di Norberto Bobbio e Gianfranco Pasquino. Il suo ultimo volume: «Nazionalismo o federalismo» elabora una teoria favorevole alla devolution ma nella direzione opposta, come è spiegato in maniera esplicita nel testo, a quella portata avanti dal governo Berlusconi. L'approfondimento di tematiche di sinistra, del resto, sembra essere il pane quotidiano degli studenti patavini: negli ultimi anni si segnalano numerose tesi di laurea sul comunismo, il Pci e finanche le Brigate rosse. Nulla a che vedere con il terrorismo, sia chiaro: quello era una prerogativa del professor Toni Negri, docente di Scienze Politiche a Padova negli ani Settanta, fino a quando fu costretto a scappare in Francia per le condanne a dodici anni di carcere per il processo «7 Aprile» e a 1 anno e 8 mesi per il «Rosso bis». Oggi Toni Negri è considerato un «cattivo maestro» di successo: dai tempi dell'eversione teorizzata dal pulpito dell'ateneo patavino, parecchie cose sono cambiate. Nel 2001, grazie al saggio «L'impero» scritto con Michael Hardt, finì tra i sette innovatori dell'anno scelti da Time. Oggi quel libro è considerato una delle bibbie del movimento anti-globalizzazione. E non è un caso. Toni Negri è tornato a far sentire in occasione dell'esplosione del fenomeno no global. E si è inserito sempre più frequentemente nel dibattito politoco, assieme per esempio al riaffiorare dal cassetto di ricordi di personaggi come Oreste Scalzone che stanno tornando a profetizzare i giovani della sinistra. In qualche i cattivi maestri non risparmiano anche veri e propri incitamenti all'odio. Luc. Mar.