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Rutelli diserta il vertice contro Fassino e Prodi

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Il presidente Dl incolpa il Professore dello «sgambetto». Mastella conferma «no» ai radicali

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Rutelli ha disertato contro Fassino e Prodi. Bertinotti era occupato. E Fassino è passato solo per un momento, prima di recarsi ad un convegno della Quercia. Ben pochi quindi i leader del centrosinistra che sono andati a rapporto da Romano Prodi, in una riunione che, non avrebbe sciolto nessuno dei nodi all'ordine del giorno, come per esempio l'ingresso dei Radicali nell'alleanza e la posizione del centrosinistra sull'Iraq, resa più contrastata dalle ultime esternazioni di Piero Fassino. Che si trattasse di un incontro interlocutorio lo si è capito quando, a conti fatti, i segretari di partito presenti assommavano a tre (Antonio Di Pietro, Alfonso Pecoraro Scanio, Clemente Mastella) perché mancavano anche Boselli e Diliberto. È forse la prima volta infatti che Francesco Rutelli diserta polemicamente un vertice dei leader dell'Unione con Prodi. E l'assenza del presidente della Margherita non è per nulla casuale. A Rutelli infatti non sarebbe andata proprio giù la scelta della Quercia in Sicilia di schierarsi a favore di Rita Borsellino invece di appoggiare il candidato dei Dl Ferdinando Latteri. «È un brutto segnale politico», avrebbe commentato con i suoi il presidente della Margherita. E il suo entourage fa anche notare come il suo «sostituto», Dario Franceschini, si sia presentato alla riunione di con Prodi dopo aver lasciato agli atti nel suo sito una critica al segretario Ds per le sue recenti posizioni a proposito dell'Iraq, ribadendo che la posizione condivisa dall'Unione sul ritiro delle truppe dall'Iraq è «una scelta chiara e politicamente responsabile che va confermata». A Largo del Nazareno fanno anche notare che quanto successo in Sicilia, dove l'indicazione del candidato dei partiti dell'Ulivo spettava alla Margherita, crea un precedente pericoloso. Come se non bastasse, l'irritazione del presidente della Margherita coinvolgerebbe anche il leader dell'Unione per non essere riuscito ad evitare la spaccatura del fronte riformista della coalizione in una realtà delicatissima come quella siciliana. Dove le primarie rischiano di diventare un fattore di lacerazione invece che quell'unità che si è cercata con la scelta della Margherita di dar vita ad una lista unitaria insieme ai Ds con la prospettiva del cosiddetto partito democratico. Vannino Chiti, coordinatore della segreteria Ds, a fine giornata, si mostra stupito per questo malumore e sottolinea che alla riunione non è emerso il minimo segnale sull'assenza di Rutelli. Sempre per quel che riguarda la Sicilia, il vertice conferma la data delle primarie, che si terranno il 20 novembre, così come quelle per il comune di Milano, fissate il 29 gennaio. Anche se la Margherita siciliana chiede che le primarie slittino dopo il voto per le comunali di Messina il 27-28 novembre. Ma uno dei temi più dibattuti al vertice è senza dubbio la «questione radicale». Che fare dopo la nascita della Rosa nel pugno, il nuovo soggetto politico che Marco Pannella sta costruendo con lo Sdi di Enrico Boselli? Franceschini solleva la questione e Mastella coglie la palla al balzo. Uscendo ribadisce ai cronisti: «Se c'è Pannella, non ci sto io. Prodi si deve fare carico di risolvere una questione che sta diventando complessa». Alla riunione Prodi avrebbe proposto di affidare la pratica al tavolo delle regole, ma il socialista Roberto Villetti obietta: è inutile, è un nodo politico. Sarà un prossimo vertice dei segretari con Prodi ad affrontare la questione. Le posizioni sono quelle note: contrario l'Udeur, perplessa la Margherita, favorevoli Ds, Verdi e Rifondazione comunista. Fissato invece per il 5 e il 6 dicembre un seminario a San Martino del Campo sul programma.

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